recensioni foglianti

Lo strano ordine delle cose

Federico Morganti

Antonio Damasio, Adelphi, 352 pp., 29 euro

Senza emozioni non ci sarebbe coscienza né razionalità: se dovessimo riassumere in una frase il pensiero di Antonio Damasio, suonerebbe più o meno così. Nel celebre L’errore di Cartesio (1994) il neurologo portoghese aveva mostrato che ogni decisione richiede un substrato emotivo e somatico, nel cervello ma non solo, in assenza del quale la capacità decisionale è compromessa, e anche le scelte più banali diventano impossibili. Se nelle opere precedenti (anch’esse presenti nel catalogo Adelphi) Damasio aveva illustrato il ruolo delle emozioni nella formazione del sé, in questo testo ne mostra l’importanza nella formazione della culturalità umana. Solitamente pensiamo alla cultura e alla socialità come fenomeni prettamente umani, sorretti dalle facoltà che nella specie umana sono più sviluppate: il linguaggio e la ragione. Ma questo, per Damasio, è un errore. La cultura compare in organismi ben più semplici, persino tra i batteri, nei quali sono presenti rudimenti di organizzazione sociale e “attitudine morale”, giacché preferiscono cooperare con chi appartiene al gruppo. C’è un processo biologico specifico a cui Damasio fa riferimento, che nell’Ottocento il fisiologo francese Claude Bernard chiamò “omeostasi”: la capacità di un organismo di mantenere un equilibrio con l’ambiente circostante, e di attuare strategie di compensazione se qualcosa perturba quell’equilibrio. In organismi più complessi, sono le emozioni a segnalare una perturbazione. E sono anche le emozioni a permetterci di valutare la qualità di una risposta. La nascita e lo sviluppo delle culture devono molto a tale dinamica: le emozioni avvertono uno squilibrio, individuano una possibilità di crescita; il ragionamento, la comunicazione e la cooperazione tra individui fanno il resto.
Che le religioni, la scienza, la tecnologia abbiano alla radice un meccanismo di regolazione biologico è una tesi non priva di problemi. Damasio non si tira indietro. Che una pratica culturale abbia all’origine tale meccanismo non significa che i suoi successivi sviluppi si spieghino interamente in questo modo. Damasio non è un riduzionista, sa che le emozioni sono parte di un edificio più ampio: “L’alleanza dei sentimenti e dell’intelletto […] ha permesso agli esseri umani di tentare di raggiungere l’omeostasi con mezzi culturali, invece di rimanere prigionieri dei dispositivi biologici fondamentali”. Di più, benché tendano a essere conservate solo le novità culturali che facilitano o migliorano il rapporto con l’ambiente, a volte le cose vanno diversamente. Nella storia della cultura sono possibili dei passi indietro: l’esempio di Damasio è il comunismo. Le società, dopotutto, non sono organismi ma pluralità di organismi, cioè di tanti sistemi omeostatici sempre a rischio di entrare in conflitto.

 

LO STRANO ORDINE DELLE COSE
Antonio Damasio
Adelphi, 352 pp., 29 euro

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