recensioni foglianti

L'incredibile storia dell'uomo che dall'India arrivò in Svezia in bicicletta per amore

Giuseppe Fantasia

Per J Andersson
Sonzogno, 301 pp., 17 euro

Prima di iniziare la scuola, Pikay non aveva idea di cosa fossero le caste, perché nessuno, nella sua famiglia – originaria di Kondpoda, un antico villaggio nella foresta più vasta dell’India orientale – gli aveva spiegato che gli esseri umani erano divisi in quattro caste e migliaia di sottocaste. Lui è un “intoccabile” e quella scomoda verità gli arriverà addosso, con violenza, quando il maestro non lo fa sedere assieme a tutti gli altri compagni di classe, ma fuori, sull’erba. Siamo negli anni Settanta, nella regione di Orissa, le discriminazioni sono da tempo abolite, ma in provincia tardano ancora a essere applicate e uno come lui può studiare e giocare con gli altri bambini (i brahmini) solo nei giorni in cui ci sono le visite dell’ispettore scolastico. Nelle difficoltà, oltre alla capacità di adattarsi, emerge spesso il genio e lui, crescendo, riesce a diventare in breve tempo il più abile ritrattista di tutta l’India tanto da essere richiesto persino da una donna-simbolo come Indira Gandhi. Tutto cambia di nuovo quando incontrerà una nobile e giovane turista svedese con il mito dell’India che ritrae come le altre ed è subito un colpo di fulmine. Il passaggio al matrimonio – come gli aveva predetto un astrologo alla sua nascita – avverrà quasi nell’immediato, perché secondo la tradizione di quel villaggio indiano “non ci si può innamorare se non si è sposati” ma sempre con la stessa rapidità, quella splendida ragazza bionda dovrà tornare a casa. “La vita rinasce in un ciclo continuo”, gli dirà lei, grande sostenitrice dell’idea della reincarnazione di ogni essere umano o animale in altri esseri viventi dopo la morte e convinta che si possa conoscere il passato o il futuro solo partendo dal presente. Nel suo, Pikay non ha nulla se non una vecchia bicicletta, l’unico mezzo a disposizione per raggiungerla dalle cime innevate dell’Afghanistan alla terrà dello scià, dalla Turchia all’Europa, dando così inizio a un lungo viaggio che durerà cinque mesi. Dodicimila chilometri di pedalate tra fatiche insostenibili, migliaia di facce diverse, solitudine, avversità di ogni tipo e dolori, ma per uno come lui, la soluzione a ogni cosa, “l’antidoto” che lo farà andare sempre avanti è l’amore, le sue matite e la fede. “Devi combattere l’ignoranza, il pregiudizio e aiutare le persone di ogni casta”, gli ricorda Shiva, e Dio non deve essere un mezzo per opprimere i poveri, “ma per mettere un freno all’arroganza dei privilegiati e cambiare il mondo”. Una storia vera, la sua, una favola speciale niente affatto scontata che uno come Andersson ci racconta in questo libro avvincente già tradotto in diciotto lingue che presto diventerà anche un film. “Siamo schiavizzati dalle nostre menti che ci controllano, provate a seguire il cuore”, dirà Pikay. Visti i tempi, non ci può essere consiglio più prezioso.

 

L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore
Per J Andersson
Sonzogno, 301 pp., 17 euro

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