recensioni foglianti

All'inizio del settimo giorno

Gaia Montanaro

Luc Lang
Fazi, 561 pp., 18 euro

La carne è soltanto un promemoria, ma dice la verità”. Si apre con questo esergo di Cormac McCarthy, netto e quanto mai programmatico, l’ultimo imponente romanzo di Luc Lang, finalista quest’anno al Premio Goncurt. All’inizio del settimo giorno racconta la storia di Thomas, padre di due bambini, che si vede morire la moglie Camille in un incidente stradale. Thomas rimane solo, a fare i conti con il suo dolore da grande. A guardare in faccia il passato, scomodo, della sua famiglia d’origine. Thomas che di lavoro programma il futuro tecnologico – è impegnato nello studio di un dispositivo informatico per controllare i lavoratori – si trova catapultato in un’esistenza in cui il calcolo non tiene più, dove tutto appare deflagrato dall’interno e le poche certezze su cui si poteva contare sono sparite in un istante. Thomas è costretto a guardare, per la prima volta e fino in fondo, la ferita di una moglie che di fatto non conosceva nel profondo, a trovare una chiave emotiva per amare i propri figli, a ricostruire la storia della sua famiglia e ad andare nelle pieghe del segreto che ha abitato la sua vita e quella dei suoi due fratelli, Jean e Pauline. Per fare questo decide di intraprendere un viaggio per andare a trovare la sorella, trasferitasi in Camerun; qui ritroverà se stesso, il bandolo della matassa della sua esistenza. E scoprirà ciò che tiene uniti i destini di tutti. Per cosa vale la pena continuare a vivere, trovando finalmente pace. Il romanzo di Lang si dipana in grandi movimenti narrativi, in continue oscillazioni tra una condizione di prigionia e liberazione. Affrontando un romanzo nettamente distinto in tre parti – la morte di Camille, la vicenda del fratello Jean che abita in una malga sui Pirenei e il viaggio in Africa da Pauline – il lettore si ritrova a dover procedere per incastri in una narrazione che sposta sempre il suo fuoco raccontando non una ma tante storie insieme. La natura, con la sua imponenza di suoni e colori, scandisce questi movimenti e ne favorisce l’incedere, immergendo la narrazione in una dimensione di sospensione e silenzio, interrotta da dialoghi via via sempre più profondi e urgenti. E in questo silenzio del Mondo, dove nulla sembra avere più un senso e un posto, Thomas si perde per poi ritrovarsi – nella natura come nella vita – grazie ai rapporti, all’affetto che tutto trasfigura e cambia. A salvarlo, prima di tutto, è quella “malinconia di futuro” che lo tiene desto, che gli mette nelle gambe e nel cuore la voglia di andare a fondo, di provare a trovare la pace. Thomas cerca se stesso e si trova – si ritrova – grazie allo sguardo degli altri su di sé, a quell’affetto che rende tutto più vero. Guarda i dettagli Thomas, le piccole cose perché di quelle la vita è fatta. Come i grandi drammi che in fondo sono a loro volta parcellizzati in piccoli, stupidi e dolorosi particolari. Perché tutto è importante. Tutto è occasione per salvarsi. “Ecco, devo dirvi una cosa, è importante”.

 

ALL'INIZIO DEL SETTIMO GIORNO
Luc Lang
Fazi, 561 pp., 18 euro

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