recensioni foglianti

Nietzsche

Edoardo Rialti

Martin Heidegger
Adelphi, 1.034 pp., 28 euro

Due filosofi e il nazismo. Chi fu ingiustamente e brutalmente trasformato – già dalla sorella – nel grande profeta dell’arianesimo (proprio lui che si era fatto beffe delle mitologie wagneriane e aveva definito l’antisemitismo “un vangelo da osteria”) e chi ne fu invece l’esplicito sostenitore contro le paventate meccanicizzazioni della cultura americana e sovietica. Per Heidegger meditare Nietzsche si rivelò un corpo a corpo che, parole sue, gli costò quasi la salute. Un confronto non tanto della giovinezza, quanto della maturità, dopo Essere e tempo. Un decennio di lezioni universitarie che documentano, in filigrana, anche una complessa presa di distanza – senza ritrattazioni della prospettiva anti illuminista e anti democratica – dal nazismo stesso. Alcuni infiltrati delle SS spiavano le lezioni di Heidegger, che ambiva a sfatare due diverse riduzioni: anzitutto le valutazioni dei filosofi, che spesso consideravano Nietzsche un mero esteta, mentre Heidegger obiettava che questi dimostrava un’intima coerenza pari a quella di Aristotele; l’altro travisamento, implicitamente affrontato, era proprio l’ideologia nazista che, per Heidegger si era dimostrato la perfetta realizzazione di quanto Nietzsche aveva additato, il nichilismo europeo che, wagneriamente, si ammanta di rituali per non fronteggiare il vuoto interiore. La diagnosi di questo malanno onnipresente e la convinzione che solo uno sguardo tragico possa salvarci dal nichilismo è il doloroso parto del pensiero nietzscheano, “la comunicazione del pensiero più grave, riguardante il peso più grande”, una nuova grande cattedrale. Una simile immagine per descrivere le opere di chi aveva annunziato la morte di Dio, non deve stupire. Già Von Salomé aveva definito Nietzsche un’anima essenzialmente religiosa, e per Heidegger stesso Nietzsche costituiva l’ultimo grande metafisico. Leggerlo comporta ripercorrere Pitagora, Platone, Descartes, Kant, un alfabeto di cui egli si rivela l’omega, per quanto ultimamente confinati nelle loro stesse categorie, persino quando annuncia di volerle scardinare. L’Anticristo si definisce sempre in rapporto a Cristo. Per questo, l’intuizione-vertice di Nietzsche, l’eterno ritorno dell’uguale non costituisce “una dottrina qualsiasi sull’ente accanto alle altre, ma una dottrina nata dal più duro confronto con il modo di pensare platonico-cristiano e la sua incidenza e degenerazione” eppure al tempo stesso prefigura l’astoricità dell’età delle macchine del mondo contemporaneo. George Steiner ricordò con gratitudine quando, universitario, lesse Heidegger spingendosi sempre avanti, senza la preoccupazione o la presunzione di capire tutto. Questa complessa e magnifica raccolta è a sua volta una montagna, come quelle amate da Nietzsche e dal suo Zarathustra. A scalarla ci si taglia su mani e ginocchia, ma a ogni passo si respira aria fredda e pura, il panorama si allarga. E ciò che si scorge dalla cima solitaria e innevata non si potrebbe ammirare da nessun altro luogo. 

 

NIETZSCHE
Martin Heidegger
Adelphi, 1.034 pp., 28 euro

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