recensioni foglianti

Il caso Kellan

Francesco Musolino

Franco Vanni
Baldini + Castoldi, 336 pp., 17 euro

Per scrivere un giallo degno di nota non ci si può affidare al caso, incrociare le dita e sperare che vada a finire bene. Ci sono alcuni elementi precisi che, dosati a dovere, stuzzicano la curiosità del lettore e lo portano subito dentro la storia e fino all’ultima pagina. Nulla dev’essere lasciato al caso. Qui il protagonista è Steno Molteni, un giovane cronista di nera con un debole per l’alcol e le donne, alle prese con la misteriosa uccisione di Kellan Armstrong, il figlio dell’ambasciatore americano. Steno scrive per il settimanale di cronaca nera la Notte, vive a Milano nella stanza 301 dell’albergo Villa Garibaldi e guida una Maserati, la mitica Ghibli, con cui non può certo passare inosservato. L’ambientazione scelta da Vanni è una Milano invernale, imbiancata da una copiosa neve. Alla ricerca della scomoda verità si avventurano Steno e Scimmia – il suo amico fidato, poliziotto della squadra mobile. In parallelo si muovono e indagano per proprio conto anche Liam, il padre di Kellan e Han, un misterioso cuoco vietnamita. Franco Vanni confeziona una prosa rapida e si muove a proprio agio nel mondo della fiction fra sospettati, alibi e vicoli bui. Vanni ha esordito nel 2015, con il romanzo Il clima ideale (Laurana Editore), seguito dal saggio d’inchiesta Banche impopolari (Mondadori), scritto con Andrea Greco e ne Il caso Kellan rispetta ossequiosamente le regole del genere, mettendo in campo la propria esperienza da cronista. Il punto forte è la sua capacità di far emergere la forbice che corre fra verità e fatti, fra lo storytelling e la cronaca, al punto che la verità diventa un’entità sfuggente e scomoda, talvolta troppo ardua da raccontare, da trattenere e far propria. Nel frattempo emergerà lentamente il ruolo equivoco di Han, al servizio della Cia, quello contrastante del fidato concierge e di un barbone decisamente sui generis ma dignitoso. Vanni dona spessore ai personaggi secondari fra cui spicca Liam, il console statunitense, in bilico fra la necessità di proteggere il proprio ruolo istituzionale e le tante domande che lo assalgono, in primis sul proprio ruolo da genitore fra dubbi e poche certezze. Cosa sappiamo davvero delle persone che diciamo di amare? Quanti segreti si agitano sotto la superficie quotidiana, naturale delle cose? E ancora, è da sottolineare il ruolo di Sabine, la sinuosa fotografa eritrea dalle mille risorse e la pm Tajani, donna di diritto dai modi ruvidi e spicci eppure non priva di appeal. Il caso Kellan si rivelerà essere un giallo classico che veleggia fra tesi e indizi, prove e sospetti, regalandoci anche diversi scorci poco celebri di Milano e della Brianza. Un materiale maneggiato con cura e dosato ad arte per condurre il lettore sino alla conclusione e ad una doppia soluzione finale: la prima buona per i giornali a caccia di strilli e un’altra, ben più complessa e forse, più difficile da accettare per tutti. Quasi tutti.

 

IL CASO KELLAN
Franco Vanni
Baldini + Castoldi, 336 pp., 17 euro

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