Lo sguardo di Machiavelli. Una nuova storia intellettuale

Giuseppe Perconte Licatese

di Sandro Landi, il Mulino, 303 pp., 28 euro

Machiavelli è “un caso storiografico ancora in larga parte da definire e da indagare”, afferma audacemente l’autore all’inizio di queste pagine. Il segretario fiorentino fu una personalità dai tratti intellettuali singolari se non anomali, messi a frutto in tempi straordinariamente interessanti. Landi lo dimostra privilegiando i testi meno battuti dai machiavellisti (dai dispacci scritti nel corso delle legazioni agli scritti minori e ai componimenti in versi), facendoli dialogare con gli altri documenti del periodo. Siamo di fronte a una ricostruzione indiziaria e congetturale, ma sempre rigorosa e persuasiva, che – grazie anche a continue incursioni della lingua, ispida e irrefutabile, di Machiavelli stesso – riattiva, come in tanti lampi, segmenti della vita e del mondo mentale, per il resto oscuri, del fiorentino. Tra gli altri, il ruolo della biblioteca paterna nella sua prima formazione, la sua probabile esposizione ai resoconti dei viaggi nel Nuovo mondo, o ancora il grado delle sue conoscenze in materia ecclesiastica e teologica (in una fase in cui, rivaleggiando con Lutero, Luigi XII di Francia minacciava di muovere una guerra giusta contro il “Papa eretico” Giulio II), e le reti di amicizia e di scambio intellettuale in cui egli era inserito quale servitore della repubblica fiorentina.

 

Machiavelli emerge come uomo assai consapevole dei limiti della scrittura, tecnica che egli doveva padroneggiare per l’ufficio svolto, ma che era l’ultimo e inevitabilmente riduttivo passo di un processo, quel “parlo, dimando, intendo, noto”, che Machiavelli adottava per riferire ai superiori della realtà sociale. Ma per decifrare questa “entravano in gioco competenze diverse, legate alla capacità di osservazione, di dialogo, di analisi, alla memoria e all’immaginazione: facoltà che includono la lettura e la scrittura, ma che le eccedono ampiamente”, come nota Landi. Da ciò veniva anche un monito per gli uomini politici, nel caso questi – come i principi italiani di cui Machiavelli scrive – se ne stessero a marcire nelle stanze del potere, credendo “bastasse sapere negli scrittoi pensare una acuta risposta” e “governarsi co’ sudditi avaramente e superbamente”, invece di coltivare un rapporto di prossimità con loro.

 

Come ricorda Landi, in quella che è un’avvertenza preziosa per chiunque studi qualsiasi altro autore, non è insolito che attorno a un’opera si chiuda una “comunità d’interpretazione” di specialisti, che rispondendo l’uno alle categorie dell’altro tracciano i confini tra le interpretazioni ammissibili e quelle inammissibili. Si crea così un circolo ermeneutico che porta a dire sempre le stesse cose, e che rende inaudibili le altre dimensioni di un testo. Questo libro apre invece più di un varco nei discorsi consolidati e fa dire a Machiavelli “cose nuove”.

 

LO SGUARDO DI MACHIAVELLI. UNA NUOVA STORIA INTELLETTUALE
Sandro Landi
il Mulino, 303 pp., 28 euro

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