recensioni foglianti

Dieci lezioni sui classici

Davide D'Alessandro

Piero Boitani
Il Mulino, 264 pp., 16 euro

Le dieci lezioni sui classici di Piero Boitani sono in realtà undici e l’undicesima è la più importante: i classici abitano dentro di noi. Non c’è evento, lotta, lutto, tradimento, sofferenza, ingiustizia, gesto eclatante, visione, artificio, canto, viaggio, ritorno che non abbiamo conosciuto, vissuto e rivissuto. Nate come puntate di trenta minuti per il programma Laser della Radiotelevisione svizzera, l’autore si augura che abbiano conservato un po’ della freschezza originaria, che siano leggibili, senza dimenticare l’ammonimento di Derek Walcott: “I classici possono consolare, ma non abbastanza”. No no, i classici consolano eccome e più di abbastanza, caro Walcott. Basta leggere l’esperimento riuscito di Boitani, grazie alla sua abilità e alla notevole conoscenza della materia e grazie, soprattutto, ai classici che ripagano della fatica con moneta sonante. Se volete rivivere la vostra vita, meditare su quanto è passato e quanto resta da passare, valutare i rischi della conoscenza e di alcune frequentazioni, concedetevi due ore di piacere non effimero, ma sublime. Dal poema della forza, secondo Simone Weil, e della pietà, l’Iliade, al romanzo del ritorno, l’Odissea; dalla nascita del pensiero, con il mito e la poesia, alla nascita della storia; dalla tragedia e la giustizia alla tragedia della conoscenza; dalla morte e il logos alla lirica; dall’invenzione di Roma alle Metamorfosi: Boitani presenta figure e temi, storie e questioni, uomini e donne che hanno disegnato le strade dove mettiamo ancora i nostri piedi, i percorsi dove restano ancora incastrati i nostri cuori. Se Achille uccide Ettore, Ulisse ritrova Penelope, Esiodo con la Teogonia afferma la poesia e la cultura greca, Erodoto racconta le Storie, Eschilo incanta con la trilogia dell’Orestea, Clitennestra evoca Dike (la Giustizia in persona), Dike porta lutti, dolore e rovina, Edipo sconfigge la Sfinge, Socrate beve la cicuta e scivola dolcemente nella morte, Saffo ci mostra un notturno attraverso l’io, la vita, Augusto tenta “una rifondazione di Roma non soltanto negli uffici, ma anche sul piano morale”, Virgilio “compone per Augusto il grande poema epico di Roma”, Ovidio sa “di aver composto un libro che sarebbe durato per sempre: quanto l’essenza e la fama di Roma”. Di questo e d’altro scrive Boitani, di luce e d’ombra, di amore e d’odio, di vita e di morte, di cose che durano. Ecco cosa fanno i classici: durano per sempre, sono per sempre. Tutto muta, molto perisce, non periscono i classici e le lezioni sui classici. Boitani segue con maggior passione alcune vicende e con meno altre, ma il passo della scrittura resta alto, armonico e uniforme dall’inizio alla fine. Alla fine del libro, di questo libro, s’intende, poiché con i classici non c’è fine. Solo i classici non hanno fine. Ogni volta che li riprendiamo tra le mani, tra mille passi originali, mille traduzioni e mille interpretazioni, se sappiamo prestare ascolto, al riparo dai frastuoni beceri del mondo, non smettono di dire, di illuminare e indicare possibilità. Non la Via, mai l’unica Via. 

 

DIECI LEZIONI SUI CLASSICI
Piero Boitani
Il Mulino, 264 pp., 16 euro

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