Terremoto

Giuseppe Fantasia

Chiara Barzini
Mondadori, 333 pp., 19 euro

"LA": una consonante e una vocale, una sigla che è il simbolo conosciuto da tutti, quello di Los Angeles, la città dei grandi divi di Hollywood. Complicato, se non impossibile, muoversi a piedi, ancora di più con i mezzi pubblici. Poco cambia con le auto, perché ci sono dei limiti di velocità severissimi, capaci di scatenare, soprattutto nelle ore di punta, file mostruose senza fine. Nonostante sia parecchio inospitale e aliena, continua ad attrarre e ad affascinare, perché “la sua magia non è nelle ville, ma nell’odore degli alberi di cedro piantate davanti” – farà osservare a Eugenia, la protagonista di questo libro (che l’autrice ha scritto in inglese e pubblicato in America con il titolo Things that happened before the earthquake), l’amico di famiglia Max, produttore cubano amico di Phil Collins. Tutto questo lei, sedicenne romana portata a forza dalla Capitale italiana in California da due genitori fricchettoni, non può conoscerlo – o meglio – non vuole saperne affatto. Stava bene nella sua città, in Europa, nella sua scuola di quartiere con quattrocento persone, invece adesso si ritrova in una che è dispersiva con oltre quattromila studenti, un metal detector sempre in funzione all’entrata e compagni di classe che scompaiono dall’oggi al domani. Da quelle parti si può scomparire ed essere uccisi da bande rivali. Si aspettava di andare a vivere a Beverly Hills, visto che suo padre è un regista cinematografico e li ha portati tutti e quattro lì per sfondare e raggiungere il successo, ma invece finiscono negli anni Novanta a San Fernando Valley, “una torrida landa suburbana e desolata”, nel distretto Van Nuys, pieno di luminarie e di negozi a novantanove cent. C’è anche suo fratello Timoteo e la nonna Celeste, quella con cui da piccola pomiciava – come ricorderà con disgusto – una donna capace di prendere il sole nuda e di canticchiare Claudio Villa, o entrambe le cose insieme, molto diversa da quella paterna – Marida – morta a novant’anni poco prima della loro partenza, truffata da un prete del Vaticano dopo aver passato la vita intera a bere champagne e ad arrotolarsi le perle tra le dita. Del resto, in quella famiglia hanno sempre fatto le cose così, “mai come si deve”. Sola e avendo come modello di vita la Vergine Maria (a cui chiederà ogni cosa), subirà un vero e proprio terremoto, o meglio, ben due: quello interiore e quello vero, che colpì la città nel 1994. Difficile spiegare a uno dei compagni che le fa il filo che la Sicilia non è un paese e che non è vicina alla Grecia, ma lo sarà ancora di più credere alla professoressa che le dirà che l’astinenza sessuale, e non il preservativo, è il miglior contraccettivo che protegge dalle malattie veneree. Andare con i ragazzi sarà invece la soluzione ai suoi vuoti – pensa Eugenia mentre in città si assiste alla rivolta razziale di Rodney King, il primo episodio di violenza della polizia contro gli afroamericani a essere stato filmato – ma è un problema se uno ha un tumore alla gola e un altro è un nazista necrofilo. Meglio ripiegare, allora, sull’amore lesbico con Deva, o forse no? Le delusioni possono essere anche in quel caso e venir fuori nella maniera più inaspettata, un po’ come il piacere che proverete nel leggere questo libro, coinvolgente e davvero ben scritto, uno dei migliori esordi dell’anno. Los Angeles fa da sfondo come da coprotagonista, con i suoi eccessi e contraddizioni: la sua magia non è nelle piscine dalle maioliche perfette, ma nel modo in cui il sole si riflette sulla loro acqua. In molti ci restano, nonostante tutto, perché c’è il “luminoso invisibile”, quel qualcosa che però – se si fissa troppo a lungo – rischia di scomparire.

 

TERREMOTO
Chiara Barzini
Mondadori, 333 pp., 19 euro

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