Omelia sul Natale

Maurizio Schoepflin

Giovanni Crisostomo
EDB, 56 pp., 6,50 euro

Nato in Siria verso la metà del IV secolo e morto nel 407, Giovanni è passato alla storia con l’appellativo di Crisostomo (“bocca d’oro”) a motivo della sua straordinaria eloquenza, che rifulge in modo del tutto particolare nelle omelie da lui pronunciate da prete e poi da vescovo, ad Antiochia e a Costantinopoli. All’interno della sua vasta e luminosa produzione omiletica spicca una predica tenuta in occasione del Natale: si tratta di un testo ampiamente noto sin dall’antichità, tanto che se ne conserva una versione in armeno, attribuita a Gregorio il Taumaturgo, e altre in arabo, siriaco, georgiano e paleoslavo, che mantengono tutte la paternità crisostomica. Come ricorda Lucio Coco, che ha tradotto, introdotto e annotato questo scritto del grande Padre della Chiesa, “fin dalla prima parola mystérion l’omelia sul Natale di Giovanni Crisostomo mette al centro quello che sarà il tema che l’attraverserà per intero: il mistero, il mistero che avvolge quella nascita divino-umana relativamente al cosa, al come e al perché”. In primo luogo, Giovanni mette l’accento sulla stranezza e la paradossalità della venuta del Signore Gesù sulla terra, ovvero dell’evento dell’incarnazione, in virtù del quale Dio si fa uomo nel seno di una vergine: egli nota che siamo di fronte a un fatto che non può non destare profonda meraviglia, dal momento che esso costituisce una sfida insuperabile per la ragione umana, impossibilitata a comprendere un così alto mistero. Soltanto la fede è in grado di offrire una soluzione: “Riguardo a Dio – scrive Giovanni – non bisogna prestare attenzione alla natura delle cose ma occorre credere alla potenza di colui che opera”; e aggiunge che non è opportuno indagare razionalmente, bensì necessario “venerare in silenzio”. La ragione deve riconoscere i propri limiti e accettare che l’infinita potenza di Dio superi le leggi della natura. I migliori interpreti di questa nuova disposizione d’animo furono i pastori, uomini semplici che si fidarono dell’annuncio dell’angelo; così come si fidò Giuseppe, lo sposo di Maria, chiamato a confrontarsi con accadimenti impensabili e davvero sconvolgenti. L’omelia prende in esame anche la grande questione del perché dell’incarnazione, e Giovanni sintetizza la sua risposta nei termini seguenti: “Egli è entrato nel mio corpo, perché io sia capace del suo Verbo”. L’incarnazione di Gesù rende possibile l’avvicinamento dell’uomo a Dio, mettendo in feconda e salvifica comunicazione cielo e terra. Al cristiano è richiesto di credere in questa verità e di viverla con intensità particolare: “Prendendo la mia carne – afferma il Crisostomo –, mi ha dato il suo Spirito perché, dando e prendendo, mi procuri il tesoro della vita. Ha preso la mia carne per santificarmi, mi ha dato il suo Spirito per salvarmi”. 

 

OMELIA SUL NATALE
Giovanni Crisostomo
EDB, 56 pp., 6,50 euro

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