(foto La Presse)

Un Foglio internazionale

Contro l'ostentazione della virtù

La scrittrice Lionel Shriver voterà Biden, ma critica il puritanesimo razziale della sinistra

Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto a cura di Giulio Meotti con le segnalazioni dalla stampa estera in edicola ogni lunedì.

  


 

"Gli scrittori spesso esaltano coloro che si battono contro il pensiero dominante”, scrive Daniel Akst il 28 agosto scorso sul Wall Street Journal: “Ma in pochi parlano senza timore come la scrittrice Lionel Shriver. Indossando un sombrero a un evento letterario in Australia nel 2016 ha demolito la nozione di ‘appropriazione culturale’, che condanna chiunque prende in prestito o addirittura descrive culture diverse dalla sua. Quell’eresia ha fatto infuriare la sinistra, ma le tesi di Shriver su alcuni eventi recenti potrebbero destare ancora maggiori perplessità. Da tempo critica del lockdown, la scrittrice oggi crede che la chiusura abbia agevolato il clima di panico morale sulla razza e la ‘giustizia sociale’ che si è diffuso su scala globale dopo l’uccisione di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis il 25 maggio. ‘Siamo ostaggio di alcune isterie internazionali – sostiene Shriver – che sembrano legate tra di loro. Sia i lockdown globali indotti dal Covid che la mania antirazzista post Floyd sono delle reazioni eccessive a problemi reali. Ma in questo clima, sottolineare la reazione eccessiva comporta l’accusa di non riconoscere il problema. ‘E’ la prima volta che reagiamo a un contagio chiudendo interi paesi’, osserva Shriver. La pandemia e il lockdown hanno creato un clima di paura, isolamento e una deviazione dalle regole normali, che hanno dato vita a un mix esplosivo. ‘L’ossessione dell’estrema sinistra con la razza è un vecchio fenomeno. Per mesi queste persone sono state confinate a casa, irritandosi sui loro computer. L’esplosione di Black Lives Matter nel 2020 è stata agevolata dal Covid. L’uccisione di Floyd è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso’.

            

Restare a casa durante il lockdown in Gran Bretagna non è stato facile per Shriver, una scrittrice cinetica che a 63 anni vuole tenersi in forma. ‘Ho svolto attività fisica ogni giorno da quando avevo 14 anni – dice Shriver – Ciclismo, nuoto, corsa, pesi, squash, tennis. Ho fatto di tutto, e in media mi alleno novanta minuti al giorno’. Shriver dice di avere scritto un libro sull’allenamento perché ‘mi interessa la nevrosi che circonda questa attività oggi giorno. Per la maggior parte di noi che non siamo atleti professionisti questi esercizi dovrebbero essere qualcosa di ordinario e meccanico’. Da ragazza l’autrice era un maschiaccio che ha cambiato il suo nome da Margaret all’età di 15 anni. Oggi crede che le sue ginocchia stiano iniziando a cedere, e che pagherà un prezzo alto per gli allenamenti forsennati che ha seguito fin da giovane. Shriver si meraviglia che oggigiorno l’esercizio non migliora la padronanza di uno sport quanto la padronanza della propria personalità. La gente istruita e benestante che siede alla scrivania tutto il giorno è ‘esaurita dagli esercizi, noiosi e ripetitivi’. L’ostentazione dell’autocontrollo è diventata importante come il rallentamento del battito cardiaco. ‘Camminando per strada, nei bar e ristoranti tutti indossano Lycra, quei piccoli leggings che coprono tre quarti della gamba’, scrive Shriver. ‘Coinvolge le identità delle persone in modo bizzarro e anche allarmante. E, ovviamente, chiama in causa l’invecchiamento e la mortalità’. Nei suoi romanzi precedenti, Shriver ha trattato in modo sofisticato alcuni temi problematici. Nel libro ‘The Mandibles’ del 2016, ambientato in un futuro distopico, la società e l’economia americana collassano quando il governo di Washington va in bancarotta. ‘Questo è il libro perfetto oggigiorno’, dice Shriver, aggiungendo che ‘ci troviamo di fronte a una di quelle situazioni in cui non vorrei che la mia profezia si avverasse’. L’indebitamento americano ‘sta accelerando un processo che avevo visto arrivare da tempo – dice Shriver – Stiamo accumulando sempre più debito e siamo meno in grado di ripagarlo. Tuttavia, è più probabile che gli Stati Uniti stampino moneta anziché andare in default’.

    

Nel suo libro, Shriver usa l’ossessione con l’esercizio fisico per raccontare il senso di declino che avvolge un’America vecchia, bianca ed economicamente disarticolata. Serenata e suo marito, Remington Alabaster, hanno due figli grandi, uno è un purista religioso che si autocompiange e accusa i genitori per i suoi fallimenti, l’altro è uno spacciatore mefistofelico che ostenta il suo allegro nichilismo. Serenata è agitata perché viene criticata dai social media per il suo talento a imitare gli accenti delle varie etnie, e col passare del tempo non viene più assoldata per questi lavori. Probabilmente questo è un riflesso dei timori di Shriver riguardo ai tentativi di sopprimere la creatività artistica. Settimane dopo la pubblicazione, questo è avvenuto realmente quando alcuni doppiatori bianchi hanno rinunciato a interpretare le minoranze etniche e i produttori dei Simpson hanno annunciato che avrebbe abolito la pratica. Nel frattempo Remington perde il suo impiego al municipio dopo essere andato sotto processo in un tribunale del lavoro orwelliano per aver rotto la scrivania del suo capo in uno scatto d’ira. Viene subito accusato di ‘un comportamento minaccioso e di aggressione a sfondo razzista e sessista’. Il datore di lavoro è una donna nera che si è laureata in studi di genere e lavorava per un’associazione contro la violenza domestica. ‘Signor Alabaster, lei è un privilegiato’, questa è l’accusa che gli rivolgono in tribunale. ‘Ha truccato le carte. Lei è un uomo bianco, anziano ed eterosessuale che ha attaccato una giovane di colore che si identifica come donna’. L’inquisizione di Remington è stata intesa in modo sarcastico, spiega Shriver, ma alla luce degli ultimi sviluppi appare ‘sempre meno comica e più vicina alla vita reale. Non è più satira. La satira non riesce più a tenere il passo’.

      

Shriver dice che la sinistra ha conquistato il dominio culturale manipolando la lingua. ‘Se ti spingono a dire che ci viene ‘assegnato’ un sesso alla nascita, tu sostieni l’idea secondo la quale il sesso non è un fatto biologico ma semplicemente il frutto di un capriccio del medico di tua madre. E le istituzioni controllate dalla sinistra in ogni campo sono disposte ad adottare il suo vocabolario. Dopo Floyd, ‘razzismo sistematico’ è diventata un’espressione del linguaggio di tutti i giorni. Shriver crede che questo comportamento rasenti il fervore religioso. ‘Eliminare i peccati del mondo – ti ricorda qualcosa? Non è solo vanità, ma vanagloria. E’ una forma di ostentazione. Dei tizi bianchi competono tra di loro per chi riesce a essere più duro con sé stesso. Nel romanzo un senso di emasculazione sembra animare i tentativi di Remington di dimostrare la sua forza attraverso sforzi fisici sovrumani. Shriver riconosce che il personaggio è ‘una metafora dei vecchi americani bianchi, che si sentono messi da parte e bersagliati’. A un certo punto Remington sostiene che ‘gli uomini giovani e bianchi saranno pure bravi con i codici o con la semiologia. Ma come animali sono stati debilitati’.

         

E’ successo lo stesso a chi dissente dalle ortodossie della folla? Shriver, che esprime le sue tesi con forza sullo Spectator e altrove, ammette che è difficile sapere che cosa dire o pensare adesso. ‘Il fatto che non possiedo i giusti requisiti razziali che mi dovrebbero ‘permettere’ di avere un’opinione non mi ferma dall’esplorare i grandi problemi dei nostri tempi. Ma devo ammettere che al momento solo i conservatori neri e i centristi possono portare un po’ di intelligenza e senso delle proporzioni in questa conversazione’.

         

L’autrice sostiene di essere stata incoraggiata da ‘una serie di intellettuali neri notevolmente coraggiosi e abili, a cui mi sono rivolta nelle ultime settimane. Loro vengono classificati come ‘conservatori’ perché lo spettro politico si è spostato molto a sinistra ultimamente. John McWhorter, Glenn Loury, Coleman Hughes, Thomas Sowell, Jason Riley e il britannico Trevor Phillips sono in una posizione privilegiata per portare un po’ di buonsenso, accuratezza storica e passione per la complessità e le mezze misure nel dibattito pubblico. Allo stesso tempo, Shriver deve convivere con lo spettro della ‘cancellazione’, quella strana forma di censura che è frutto della mobilitazione digitale e la codardia istituzionale. Come ha fatto a evitare questo destino? ‘Non me ne capacito’, dice l’autrice che si chiede se non sia abbastanza importante per essere sottoposta a questi processi. Può anche darsi che la sua eterodossia sia uno scudo: ‘Gli scalpi più cari alla sinistra sono quelli dei liberal bianchi’.

                          

Potrebbe sorprendere i suoi detrattori politicamente corretti, ma Shriver dice che voterà probabilmente per il democratico Joe Biden. E malgrado i suoi dolori, pensa di continuare ad allenarsi anche se non intende seguire Serenata, che si è operata per sostituire le ginocchia. ‘Ricordati il motto del romanzo’, dice con un pizzico di rassegnazione: ‘Chiunque si allena meno di te è patetico e chiunque si allena di più è fuori di testa”’.

     

(Traduzione di Gregorio Sorgi)

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