Un dettaglio del murale di Ben Shahn

Così la meritocrazia esclusiva ha spaccato in due gli Stati Uniti

Maggiore è l’esclusività e più spessa sarà la corazza di progressismo politicamente corretto per mostrare al mondo che siamo brave persone, scrive il New York Times

Questo articolo è stato pubblicato sul Foglio Internazionale: ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere a cura di Giulio Meotti


 

“Ci sono almeno due tipi di meritocrazia al momento in America”, scrive David Brooks sul New York Times: “La meritocrazia esclusiva esiste nelle università di eccellenza e nelle grandi aziende: Wall Street, gli studi legali più importanti, la medicina e il tech. E poi c’è la meritocrazia inclusiva che esiste in ogni altro campo. Nella meritocrazia esclusiva il prestigio è definito in base a quante persone riesci a respingere. Le università più prestigiose respingono dall’85 al 95 per cento dei candidati. Gli studenti ammessi vivono tra di loro e passano la vita partecipando a conferenze incredibilmente costose ed esclusive. L’esclusività è l’ethos dominante in questo ambiente, che si tratti del tuo luogo di villeggiatura o della scuola privata dove mandi i tuoi figli. Maggiore è l’esclusività e più spessa sarà la corazza di progressismo politicamente corretto per mostrare al mondo che siamo delle brave persone. Chi fa parte di questa casta lavora duramente per costruire la propria ricchezza. Daniel Markovits scrive nel suo nuovo libro ‘The Meritocracy Trap’ che tra il 1979 e il 2006 la proporzione di persone ricche che lavorano oltre 50 ore a settimana è quasi raddoppiata. Chi fa parte di questa casta ha grandi abilità ed è produttivo. Ci sono oltre 70 studi legali, scrive Markovits, che generano più di un milione di dollari di profitti annuali per ogni socio. Instagram aveva solo 13 dipendenti a tempo pieno quando è stata acquistata da Facebook per 1 miliardo di dollari.

  

Qualche anno fa l’economista francese Thomas Piketty ha pubblicato una ricerca in cui sostiene che l’aumento delle diseguaglianze ha una causa economica: il reddito al giorno d’oggi viene generato dal capitale e non dal lavoro. E’ tutta colpa degli investitori! Tuttavia, Markovits sostiene che circa il 75 per cento dell’aumento della ricchezza dell’uno per cento più benestante deriva dai redditi prodotti dal lavoro. I professionisti percepiscono dei lauti compensi mentre tutti gli altri restano indietro. Un tempo un cardiologo guadagnava quattro volte lo stipendio di un’infermiera: oggi il salario è sette volte maggiore. I genitori della meritocrazia esclusiva crescono i loro figli come dei guerrieri. Markovits paragona gli investimenti dei genitori benestanti nel capitale umano dei propri figli a quanto si può permettere una famiglia della middle class. Conclude che i genitori benestanti investono 10 milioni di dollari in più per ogni figlio. Il prodotto sono dei ragazzi preparati, competitivi, in grado di sopportare i livelli di stress che ti aspetteresti. Il 70 per cento degli studenti nella facoltà di Legge di Yale, la migliore del paese, hanno ammesso di avere avuto dei problemi di salute mentale. Non devi viaggiare lontano per uscire dal mondo della meritocrazia esclusiva. Ad esempio, la scorsa primavera ho trascorso alcuni giorni all’università dell’Arizona, diretta da Michael Crow. L’ateneo non si prefigge una quota di studenti da escludere ma cerca includerne il maggior numero possibile. La domanda per l’istruzione universitaria è più alta che mai quindi l’università ha aumentato il corpo studentesco. Il numero di iscrizioni è incrementato del 45 per cento tra il 2013 e il 2018. Il numero di studenti laureati in Ingegneria è passato da 6.400 a 22.400 tra il 2009 e il 2018. Il numero di studenti di prima generazione è più che quadruplicato dal 2002 ad oggi. Tutto avviene su larga scala. La qualità è cresciuta di pari passo con le dimensioni. La spesa nella ricerca raddoppia ogni otto anni, e un gran numero di facoltà accademiche sono considerate tra le migliori del paese per la qualità dell’insegnamento. L’atmosfera è molto più democratica e accessibile a tutti. I docenti non vengono trattati come degli studiosi di discipline rarefatte ma come imprenditori intellettuali con una mentalità interdisciplinare. Lo scopo è quello di espandere la conoscenza e di avere un impatto sociale immediato. Ad esempio, l’istituto universitario dedicato al Servizio pubblico e alle politiche sociali interagisce con i residenti locali per trasformare un quartiere della città di Phoenix. Starbucks finanzia i corsi online presso l’università per alcuni dei suoi dipendenti.

   

Molti degli studenti che ho incontrato hanno abbandonato tre o quattro atenei prima di laurearsi in Arizona. E’ un luogo aperto, dove possono progredire. Qualche settimana fa mi trovavo al Kansas Leadership Center, che dovrebbe insegnare ai ragazzi come portare avanti il cambiamento sociale e forgiare nuovi leader. Ma l’istituto non si concentra sui ‘leader tradizionali’. Il loro mantra è: ‘La leadership è un’attività, non una posizione’. Chiunque può essere un leader, ovunque e in qualunque momento. C’è un’atmosfera di grande inclusione. Tra i partecipanti ho incontrato dirigenti di azienda, insegnanti, lavoratori e persone con disabilità intellettuali o fisiche. L’istituto trasmette ai propri alunni delle abilità pratiche – ad esempio, insegna a capire quando è necessario alimentare lo scontro per portare avanti il cambiamento e quando è meglio fare un passo indietro per cercare la riconciliazione. Sia la meritocrazia esclusiva sia quella aperta si sforzano di migliorare il capitale umano. Ma è difficile evolversi da una cultura all’altra perché i valori sono così diversi. La meritocrazia esclusiva sta andando fuori controllo. Se gli Stati Uniti non espandono radicalmente l’accesso alle proprie istituzioni e ai benefici che ne derivano, il paese continuerà a spaccarsi sempre di più”.

 

(Traduzione Gregorio Sorgi)

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