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I guai dell'occidente sono tutti interni

Per l'American Interest una offensiva culturale sta riducendo le nostre capacità

"Solo cinque anni fa, il consenso generale tra gli osservatori politici americani ed europei era che, nonostante i problemi occasionali, il cosiddetto ordine internazionale liberale rimaneva il paradigma globale dominante", scrive Andrew Michta.

 

"L’occidente deve ancora cogliere appieno le realtà della trasformazione complessiva del sistema a causa della nostra incapacità di appropriarci del cambiamento ideologico in atto all’interno della nostra cultura. Per la prima volta l’occidente sembra troppo diviso per lanciare una risposta coerente alla pressione ideologica dall’esterno. A giudicare dai soli numeri, l’occidente dovrebbe essere in grado di dominare i suoi avversari: il pil dell’Unione europea ammonta a circa 17 trilioni di dollari (dati 2017 della Banca mondiale), e quello degli Stati Uniti a circa 19 trilioni di dollari. Allo stesso modo, data la popolazione complessiva della Ue di circa 512 milioni e degli Stati Uniti di quasi 330 milioni, le democrazie occidentali dovrebbero essere posizionate in modo univoco per sostenere la propria supremazia nel futuro (…). Il vero problema per l’occidente, piuttosto, è ciò che sta accadendo all’interno delle nostre stesse società. I cambiamenti interni ci hanno reso più vulnerabili di quanto qualsiasi calcolo economico indicherebbe. Per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, i cosiddetti declinisti potrebbero aver ragione su qualcosa di fondamentale quando sostengono che il periodo di massimo splendore dell’occidente potrebbe essere una cosa del passato".

 

"Il problema non è l’economia o la tecnologia, ma le forze centrifughe che si innalzano all’interno dell’alleanza transatlantica: in breve, la progressiva frattura e decomposizione della civiltà, alimentata dalla crescente separazione tra le élite politiche e culturali e il pubblico nei due continenti. Siamo a un punto di inflessione ideologica all’interno della comunità transatlantica a causa delle tendenze che si sono accumulate nel corso dei decenni. La reingegnerizzazione della narrativa culturale occidentale negli ultimi 50 anni, prima nei nostri sistemi educativi e nei media, e ora all’interno di una politica di ampio respiro, ha effettivamente decostruito le fondamenta della nostra civiltà transatlantica condivisa. In America le università producono coorti di attivisti politici indottrinati con poca o nessuna conoscenza dei testi fondativi della nostra tradizione politica, le più grandi opere della letteratura occidentale, o i dibattiti politici più duraturi che hanno plasmato il mondo occidentale di tradizione democratica. Questa eredità ha portato l’occidente alla vittoria attraverso guerre mondiali catastrofiche e ha posto le basi per i sette decenni di pace e prosperità che sono seguiti. Oggi il vero fondamento della tradizione politica occidentale è sotto assedio. Inoltre, per almeno trent’anni le politiche di immigrazione in occidente si sono spostate dall’acculturare i nuovi arrivati all’ideologia multiculturale regnante, che ha portato a ‘comunità sospese’ non integrate. Non ci siamo ancora arrivati, ma una volta abolito il senso di appartenenza avremo raggiunto il punto critico: l’alleanza transatlantica che ha protetto e promosso la democrazia dal 1945 sarà nulla, indipendentemente dal fatto che la Nato continui a esistere o meno".

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