Ammesso e concesso tutto al sor Pallotta, ma Sabatini vogliamo o no ringraziarlo?

Alessandro Giuli
Vogliamo ammettere che alla fine della fiera questa non è stata affatto un stagione fallimentare? Ammettiamolo. Vogliamo poi concedere che l’AS Roma, grazie all’ingaggio tempestivo di Luciano Spalletti, non soltanto ha raddrizzato una situazione compromessa dall’incauta romanizzazione del sor Garcia ma ha perfino gettato le basi per un futuro promettente?

Vogliamo ammettere che alla fine della fiera questa non è stata affatto un stagione fallimentare? Ammettiamolo. Vogliamo poi concedere che l’AS Roma, grazie all’ingaggio tempestivo di Luciano Spalletti, non soltanto ha raddrizzato una situazione compromessa dall’incauta romanizzazione del sor Garcia ma ha perfino gettato le basi per un futuro promettente? E concediamolo va’. Vogliamo infine riconoscere che la società, pur rappresentata dal sor Pallotta per una settimana o due l’anno qui nella Capitale, e per il resto della stagione al telefono dall’America, ha mostrato coraggio e lungimiranza nel capovolgere il progetto Roma in corso d’opera, smantellando un’impalcatura tremolante per affidarsi all’usato insicuro?

 

Essìa! Ma ora ascoltate me: chi è stato l’artefice principale del salvataggio giallorosso, l’uomo che ha tenuto i conti in ordine, ha condiviso per lealtà gli errori di Garcia e vi ha posto rimedio senza pretendere nemmeno un raggio di gratitudine? Ve lo dico io: Walter Sabatini. Se ne andrà davvero? Lo rimpiangeremo davvero.

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