Il Capitale ci toglie anche il sonno, scrive Crary. Proletari di tutto il mondo, coricatevi!

Luciano Capone

    Da un ventennio ci si domanda come ha fatto il liberismo a rubare i sogni di una generazione. La risposta è che ci ha tolto il sonno, il liberismo non ci fa più dormire. Forse non ce ne siamo accorti perché siamo troppo impegnati a stare svegli, ma in fondo il capitalismo non è altro che una continua “erosione del tempo dedicato al sonno”. E’ questa la tesi di “24/7 - Il capitalismo all’assalto del sonno”, il saggio di Jonathan Crary appena pubblicato da Einaudi. “L’enorme quantità di tempo che trascorriamo dormendo, affrancati da quella paludosa congerie di bisogni artefatti, rappresenta uno dei grandi atti di oltraggiosa resistenza degli esseri umani alla voracità del capitalismo contemporaneo”, scrive Crary.

     

    A noi sembrava che avere luce ed energia a basso prezzo fosse cosa buona, nel XIX secolo un’ora di luce costava sei ore di lavoro di uno stipendio medio, a fine secolo servivano 15 minuti, negli anni 50 erano sufficienti 8 secondi e adesso basta mezzo secondo. Pare un progresso fantastico, che ci permette di risparmiare soldi per acquistare altre cose e di avere più tempo per soddisfare altri bisogni, tipo leggere un libro la sera. Anche Lenin pareva apprezzare la cosa, visto che descriveva il socialismo come “il potere dei soviet più l’elettricità per tutti”. E invece i padri del socialismo avrebbero dovuto capire da subito che il capitalismo ci stava fottendo: “Nel corso del XX secolo – scrive Crary – l’offensiva contro il sonno è stata costante, a fronte delle dieci ore di sonno dei primi del Novecento e delle otto di qualche decennio fa, oggi un americano medio in età adulta dorme in media sei ore e mezzo”. Per il docente di Arte moderna della Columbia University il capitalismo vuole tenerci svegli non solo per renderci utili e monetizzabili sia come produttori che consumatori, divenendo noi stessi ingranaggi di questa megamacchina della privazione del sonno, ma anche perché così si produce scarsità di sonno e siamo spinti ad acquistare prodotti per dormire, una cosa che prima era gratis. Passare le notti insonni a guardare le televendite di materassi di Giorgio Mastrota, è così che ci vuole il capitale, è questo il livello di sadismo del potere globalizzante e totalizzante. Dopo aver abbattuto tutte le barriere naturali per espandere i propri commerci, il liberismo non è ancora sazio, vuole negozi aperti 24 ore su 24, sette giorni su sette e a questo scopo illumina la notte. Dopo aver sottomesso la storia e conquistato la geografia, l’ideologia neoliberista vuole soggiogare anche la biologia dichiarando guerra all’ultimo argine, il sonno, “che interrompe risolutamente il furto di tempo che il sistema capitalistico compie ai nostri danni”. Se le cose stanno così, capovolte, bisogna riconsiderare il senso della nostra vita, a partire dal fatto che non è più vero che perdiamo un terzo della nostra breve esistenza a dormire, ma in realtà sprechiamo due terzi del nostro sonno per darlo in pasto al neoliberismo.

     

    [**Video_box_2**]Ma l’intuizione di Crary interroga soprattutto le forze anticapitaliste: “Che fare?”, chiederebbe Lenin. A questo punto non basta scioperare, il vero atto rivoluzionario è quello di coricarsi, l’unico modo per sottrarsi attivamente e passivamente al processo capitalista, sia di produzione che di consumo. Mao Tse-tung diceva che la rivoluzione non è un pranzo di gala, ma non avrebbe mai immaginato che potesse essere un pigiama party. E’ tempo di aggiornare il Manifesto del Partito comunista: “Proletari di tutto il mondo, dormitevi!”.

    • Luciano Capone
    • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali