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terrazzo

Gli spazi del potere

Manuel Orazi

Casa Okamura (un sovranista). Torna la critica dell’ideologia

Il potere è diventato un tema cardine nello studio dell’architettura internazionale e la sua critica un’attività quotidiana grazie ai social. L’account di Instagram Dank Lloyd Wright, gioco di parole col nome del padre dell’architettura organica (dank significa “malsano”), pubblica giornalmente denunce sul reclutamento degli architetti nei grandi studi e denunce su collaborazioni controverse come il progetto megalomane The Line in Arabia Saudita e altri progetti in paesi non democratici. Quella che viene offerta però è solo critica negativa, praticamente non ci sono esempi positivi da additare e l’unica architettura buona è quella non costruita perché viceversa è tutto un green washing, gentrification, sfruttamento, inquinamento e, ovviamente, neoliberismo. Il clima mediatico intorno ai mondiali di calcio in Qatar non era poi molto diverso.

 

Nello stesso clima Stephan Trüby, professore a Stoccarda e già collaboratore della Biennale del 2014 di Rem Koolhaas – bersaglio prediletto di DLW – sta conducendo una ricerca sugli spazi prodotti dalla destra anche nelle democrazie e su Casabella n. 941 di gennaio ha intervistato perciò Christian Kerez, svizzero controcorrente che da Berlino si è da poco trasferito a Milano. Kerez ha appena ultimato una casa trifamiliare a Praga per Tomio Okamura, controverso leader della Spd (Libertà e Democrazia Diretta), partito islamofobo e critico verso l’Ue. Okamura è per metà giapponese, ma fervente sovranista, consigliato dal fratello architetto Osamu ha reclutato l’architetto svizzero per costruire questa casa inusuale fatta dalla ripetizione di ambienti circolari e volumi cilindrici che secondo il direttore Francesco Dal Co la rendono analoga a una favela – in passato Kerez ha lavorato al recupero di Porto Seguro, nella favela di Paraisópolis a San Paolo del Brasile, affascinato dalla sua densità informale.

 

Come risponde l’architetto alle accuse di collaborazionismo e alla creazione di uno spazio di destra? “Io rifiuto l’idea che l’architettura possa illustrare alcunché; sono un continuo rimuginare e dubitare e i convincimenti possono venire soltanto dal progetto in quanto tale. Le mie opere attuali, per alcuni criticabili, la casa Okamura, i progetti in Bahrain o a Dubai, sono il frutto di una certa maturità e indipendenza che prima non avevo […] Non sono stato io a entrare nel mondo della politica di Tomio Okamura, ma il contrario: lui è entrato nel mio mondo dell’architettura, che lo incuriosiva moltissimo. Di conseguenza, mi ha lasciato mano libera nella progettazione”. Dal Co, che ha appena superato i venticinque anni di direzione di “Casabella” e da giovane ha studiato le metropoli comuniste in Urss e quelle capitaliste negli Usa – intervistando di persona addirittura Albert Speer –, sorride di nascosto davanti alle contorsioni delle nuove generazioni alle prese con la vecchia critica dell’ideologia che ritorna in auge.

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