Max "the Roomba shark cat", 17 anni, il più longevo e celebre "gatto-squalo di Roomba", è morto nel 2017 (foto via Facebook) 

Terrazzo

Amazon ha comprato i robot-aspirapolvere Roomba. I complottisti per una volta restano perplessi

Michele Masneri

La multinazionale di Jeff Bezos fa sua anche la società iRobot. La nuova teoria della cospirazioine: il ricchissimo proprietario dell'e-commerce vuole mapparci le case

Ai complottisti dev’essere sfuggita, nell’estate delle siccità e delle campagne elettorali, ma l’acquisizione da parte di Amazon del colosso degli aspirapolvere robotizzati Roomba meriterebbe qualche riflessione. Avvenuta venerdì scorso, per 1,7 miliardi, è la terza più grande per il gruppo di Jeff Bezos, dopo quella della catena di supermercati bio Whole Foods e quella del colosso della sanità One Medical, cliniche private. A ognuna di queste sono seguite speculazioni millenariste: comprando Whole Foods pareva che Bezos volesse sterminare il gruppo fichetto per trasformarlo in magazzini per le sue masserizie, e non è successo (non è decollata neanche la catena Amazon Fresh, che consentiva di comprare a piacimento, e un sistema di telecamere e sensori addebitava direttamente sulla carta di credito).

 

Per quanto riguarda One Medical, si pensa che Bezos voglia sterminare la sanità privata americana trasformando tutto in digitale (che non sarebbe male; l’algoritmo Amazon certamente consentirebbe diagnosi più appropriate del medico medio di stanza nell’ambulatorio medio statunitense). Adesso, con Roomba, si pensa invece che Bezos voglia entrarci ulteriormente in casa per carpire quel poco carpibile che non passa da Alexa, la cuffietta-microfono-radiolone che regola le domotiche (ma soprattutto registra i terribili gusti musicali delle masse), più gli altri congegni che Amazon ha piazzato nelle case globali, il citofono Ring e il robottino Astro. 

 

Non l’avete mai sentito nominare? È perché è un altro dei tanti flop micidiali di Amazon; lanciato l’anno scorso, dalla forma vagamente canina, è una Alexa su ruote, capace di sorvegliare la casa, riprodurre musica, financo prendere e consegnare piccoli oggetti, tutto questo per mille dollari: meglio andare al canile. 

 

Adesso forse faranno un incrocio e nascerà una razza superiore: con Roomba potranno migliorare le prestazioni del suddetto Astro; oppure i due convivranno, su pavimenti sempre più affollati. Chi pensa male sospetta soprattutto che Roomba già oggi, oltre ad ascoltare le conversazioni, filmarci con la telecamera integrata, mappi con precisione le stanze e poi rivenda quei dati; ma a chi? A notai perversi? Al catasto? Scoprendo finalmente la vera mappa di case non dichiarate? Ciò che non è riuscito a Draghi riuscirà a Bezos? Mah. 

 

Roomba era stato lanciato vent’anni fa, nel settembre 2002, da iRobot, casa madre fondata a sua volta nel 1990 da tre scienziati del Mit, Colin Angle, Helen Greiner e Rodney Brooks. All’inizio ha avuto un enorme successo, grazie anche a un nome azzeccato (per dire, Electrolux aveva lanciato, un anno prima, un “Trilobite”, con le stesse funzioni, ma è superfluo dire che non andò molto lontano). E poi per l’uso soprattutto social che del Roomba si fa: esistono milioni di video su YouTube, con cani e soprattutto gatti a bordo del robot pulitore che sfrecciano su parquet lindi che gli utenti evidentemente puliscono prima, a mano. E anche una delle funzioni più richieste di questi elettrodomestici, cioè la rimozione del pelo animale, sembrerebbe causata dall’uso performativo degli stessi animali, in una perfetta economia circolare. Ha fatto sensazione infatti cinque anni fa, la morte di Max “the Roomba shark cat”, 17 anni, il più longevo e celebre “gatto-squalo di Roomba”, uno dei primi felini a divenire famosi in Rete, protagonista della sottocategoria dei gatti-travestiti-da-squali-su-robot-pulitori (e poi ci preoccupiamo di Bezos).

 

Oggi Roomba non va più tanto bene, soffre la  concorrenza di cinesi e coreani più a buon mercato, e della Dyson, che ha un suo robottino invece alto di gamma. Così iRobot sta licenziando ed è andata giù in Borsa. Negli anni l’azienda peraltro ha prodotto, oltre agli aspirapolvere, soprattutto automi per usi più cruenti, capaci di camminare su Marte, e di rovistare tra le rovine delle Torri Gemelle per estrarre corpi. Nel pacchetto, Amazon dunque si comprerà anche questi robot, che dovrebbero preoccupare un po’ di più i suddetti complottisti, ma in fondo è agosto e un po’ di vacanza se la sono meritata pure loro.

Di più su questi argomenti:
  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).