Terrazzo

Geopolitica dei Nervi

michele masneri

Pier Lugi Nervi, angelo del calcestruzzo, non è stato solo un grande ingegnere, ma anche una specie di ambasciatore dell’architettura all’estero

Pier Lugi Nervi, angelo del calcestruzzo, non è stato solo un grande ingegnere, ma anche una specie di ambasciatore dell’architettura all’estero. Lo raccontano Micaela Antonucci e Gabriele Neri in questo libro, Nervi in Africa (Quodlibet). Aveva fatto il Pirellone con Gio Ponti, e l’omonima aula vaticana, e il Palazzetto dello sport (oggi dimenticato e fatiscente) al Flaminio, tra gli altri.

 

Aveva costruito, come forse nessun altro, all’estero. Cattedrale di San Francisco, Ambasciata d’Italia a Brasilia, e poi soprattutto tanto Medio Oriente e Africa. Nervi, amico e collega alla pari di altre celebrità come Lucio Costa e Kenzo Tange, si inserisce nel  boom architettonico della decolonizzazione e diventa una grande archistar soprattutto africana. Interessante che tutto nasca quasi come  conseguenza inintenzionale: infatti, negli anni Cinquanta, lo studio è impegnato in grandi commesse europee e nordamericane. A differenza di altri come Moretti, arriverà in Africa anni dopo, nei Settanta. E più che altro perché, spiegano gli autori, Nervi, teorico e pratico di una semplicità elegante, non aveva voluto aggiornarsi alle più moderne tecnologie che cominciavano a prevedere l’uso dei computer. Invece di modernizzarsi si butta sui paesi in via di sviluppo. Di lì, un boom: dal 1964, decine di commesse per lo studio (nel frattempo è subentrato anche il figlio Antonio): record in Costa d’Avorio, con ben 16 progetti. 
 

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