Francesco Vezzoli, foto Ansa

terrazzo

La vittoria di Vezzoli a Brescia

Antichità classica e contemporanea nei “palcoscenici archeologici” 

“Palcoscenici archeologici”  si intitola la mostra bresciana che rappresenta  il grande ritorno a casa del nostro più intelligente artista da esportazione, Francesco Vezzoli. Torna nella sua città di origine e  nel suo foro romano (sì, anche Brescia ha un foro romano). Le sculture di Vezzoli per la prima volta vengono mostrate non in un museo contemporaneo ma in un luogo classico, dunque tornano anche loro a casa, e infatti rivivono molto rilassate “at home”, tra Capitolium, teatro romano, museo di Santa Giulia. Le presenze vezzoliane si aggirano qui modernissime: alcune sono vere statue  antiche, che l’artista compra pazientemente all’asta e che fa rivivere nei colori originari, e sotto le sue mani ridiventano ragazzine, dunque talvolta con una lacrimuccia, del resto sono brave ragazze o mean girls, c’è una Kardashian e una Loren, che ronzano intorno alla loro star e capa, la Nike metafisica. Questa Vittoria “nuova” ha piedestallo optical a scacchi tipo soffitto di casa Arbasino o Studio 54 o discoteca bresciana degli anni d’oro (Mazoom o Sesto Senso). E poi dialoga con e riferisce alla sua amica seria, la sua sorella maggiore, che come le sciure bresciane-bene abita proprio lì, in via Musei. E’ “the original” Vittoria alata, simbolo della città, che dopo il restauro defatigante è stata appena restituita alla città, e inaugurata addirittura dal presidente Mattarella. La Nike vezzoliana però in più ha anche una sua testolina dorata alla De Chirico, dunque omaggio alla piazza italiana, metafisica e romana, e del resto siamo a pochi metri dalla candida piazza  (come te sbagli) della Vittoria, piacentinismo in purezza. Oggi finalmente di nuovo popolata di tavolini (è anche, quello di Vezzoli, un omaggio a una delle città più drammaticamente colpite dalla Peste). 
 

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