(Lapresse)

Terrazzo

Il senso del mattone dei romani a New York

Giulio Silvano

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle dinamiche borghesi dei figli dei catto-comunisti di Roma nord (ma non avete mai osato chiedere) nell'ultimo libro di Francesco Pacifico

Ho un gruppo su WhatsApp con i miei amici che si chiama Pornimmobiliare.it, la foto è quella di Paris Hilton con le braccia alzate e la maglietta con su scritto “Stop being poor”. Ci scambiamo ville in Toscana, attici parigini, isole greche (intere). Cose che non ci compreremo mai. Le bolle esplose e The big short non son serviti a niente, godiamo – e tanto – a vedere le case in vendita. Noi figli dei boomer abbiamo un rapporto molto poco terreno con la proprietà terriera. I genitori ci comprano i bilocali come investimento, una parola che per noi, angosciati a giorni alterni dalla fine del mondo, ci sembra vuota, come pensione, Inps, Quota cento. “Allora, come avevano già fatto amici vari, hai provato a convincere i tuoi a investire nelle borgate di Roma Est: più vicine al centro, molto più vive. Loro hanno preso i 350.000 euro liquidi della vendita a un tuo zio di un terzo della casa dei nonni vicino a San Pietro e ci hanno comprato un villino al Mandrione, accanto al Pigneto, a cinque minuti da San Giovanni e piazza Vittorio, seguendo dove andava il mercato immobiliare”.

 

La Roma di Class (Mondadori), appena uscito in una nuova edizione paperback aggiornata (un po’ work-in-progress stile Fratelli d’Italia), è un Risiko delle case romane e newyorkesi, un Bonfire of Vanities delle ambizioni artistoidi di chi è cresciuto a corso Trieste, un “tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle dinamiche borghesi dei figli dei catto-comunisti di Roma nord (ma non avete mai osato chiedere)”. Per i gen X, – i personaggi del romanzo di Francesco Pacifico che oggi hanno superato i quaranta – le case sono anche display delle proprie fissazioni estetiche e nostalgia, ancor più che per i millennial. “…alla libreria di pezzi Expedit, e alle mensole sull’altra parete, si affacciano giocattoli, peluche di Angry Birds, varie scatoline colorate; è tutto ironico e adolescenziale: un poster dei Megadeth, uno di Hannah Montana, uno di Stranger Than Paradise».

 

Chi non fa figli infantilizza il proprio salotto. In Pacifico c’è un tripudio di design e mobilio e nevrosi per il barthesiano effetto di realtà: “poltrona a uovo Fritz Hansen” + “sapore agrumato” del Polase in bocca, piattino per la coca + “DJ Hero collegato allo stereo Bang & Olufsen”, partita a Mario Kart su uno schermo appoggiato a terra + “noia da Monica Vitti”. La Play-Station sostituisce il flaubertiano barometro di Mme Aubain.

 

La nevrosi è citazionista per bombardamento culturale generazionale. Ti piace il parquet inclinato della casa in affitto a Williamsburg pagata dai tuoi? Quale senso di colpa ti provoca la rendita di un bilocale a Monte Sacro? E come gestiamo la gioia di ereditare una casa di un parente morto? Perché invidiamo la luce, la doppia esposizione, l’affaccio sul cortile interno delle case dei nostri amici? “Vieni, ti faccio fare un tour”. Siamo ossessionati. Le planimetrie sono sia lo specchio di quello che siamo o vorremmo essere, sia il premio per quello che abbiamo fatto con fatica: che sia il frutto del nostro lavoro o l’aver sopportato genitori che lavoravano troppo.

 

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