TERRAZZO

Polaroid da un lockdown

Dopo aver ritratto per quasi mezzo secolo le case d’artista in giro per il globo, François Halard ha viaggiato da fermo e immortalato la sua, di casa. Un libro, 56 immagini 

Alzi la mano chi non ha pensato di trasformare i propri micidiali lockdown in qualcosa di creativo. Racconti, diari, romanzi, lettere in bottiglia, su questa stranissima e defatigante fase. Tanti hanno lasciato perdere (anche perché, chi vorrebbe rivivere questo inferno?). Lui no, lui ha deciso di farne un lento giornale intimo fotografico. Una foto al giorno. Di casa sua. E certo parte avvantaggiato, perché la sua non è una casa come tutte, e lui non è un fotografo come tutti. François Halard da quasi mezzo secolo ritrae case d’artista in giro per il globo, tra leggende dell’arte e della musica e qualche incursione alimentare nella moda e tra ricchi senza eccezionali talenti. E però; da Eileen Gray a Roquebrune a Louise Bourgeois a New York a Dries van Noten in Belgio a Karl Lagerfeld a Montecarlo, ha indagato il catasto umano del Novecento altospendente più di tanti altri, sempre preferendo peraltro una dimensione shabby-sgarrupata. Ora è bloccato chez soi, come tutti. Così viaggia da fermo. E da questo viaggio immobile sono venute fuori 56 foto, messe in vendita giorno per giorno e ora confluite in un libro intitolato “François Halard - 56 Days in Arles” (edizioni Libraryman). Cinquantasei polaroid – rimando “alto”, alle polaroid di Cy Twombly, suo animale-guida – scattate nel suo palazzetto settecentesco di Arles dove abita (in ventidue stanze, molto cadenti e di devastante chic; e però, in effetti, così a fare il lockdown son capaci tutti).

 

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