Il fondatore di Airbnb, Joe Gebbia (Foto Wikipedia)

Vado a vivere in città

Michele Masneri

Airbnb assume architetti e ingegneri per costruire case più efficienti e senza sprechi. La nuova sfida del cofondatore Joe Gebbia

Airbnb non vende sogni ma solide realtà. Samara, divisione architettonica del gruppo californiano, ha appena assunto uno dei designer principali di Apple per partecipare a questa nuova fase che prevede la costruzione di abitazioni presumibilmente create per la condivisione. Negli ultimi giorni infatti la società ha annunciato di aver cooptato Miklu Silvanto, trentottenne finlandese dal nome impronunciabile, collaboratore del capo designer Apple Jonathan Ive, e fondatore di uno studio di progettazione, Aivan, per guidare la sua divisione “costruzioni”.

 

A novembre scorso il gruppo di San Francisco aveva annunciato la nuova impresa. “Airbnb ha sfidato il modo di pensare tradizionale e ha creato un settore completamente nuovo aiutando le persone a utilizzare spazi inutilizzati, costruendo una community che connette persone attorno al mondo”, aveva scritto la mente architettonica di Airbnb, Joe Gebbia, cofondatore, chief product manager e “stilista” dell’azienda e del suo progetto di costruzioni “Backyard”, oltre che laureato in disegno industriale e grafica alla superfichetta Rhode Island School of Design. “Il problema è che le città crescono sempre di più” aveva scritto Gebbia: “entro il 2060 secondo le Nazioni Unite si costruiranno 250 milioni di metri quadri di nuovi edifici, come costruire una città grande quanto Parigi ogni settimana”.

 

Si pone dunque il problema del “come”. “Abbiamo dieci anni di esperienza su come le persone viaggiano, vivono e condividono gli spazi”, ha scritto a novembre, “è una responsabilità e una un’opportunità unica”. “Il modo in cui le case sono costruite è datato, e produce un’enorme quantità di sprechi”. Così Airbnb diventerà ora un po’ palazzinara: sul sito di Samara – che rimane un’entità esterna ma pur nell’orbita di Airbnb - cercano architetti, ingegneri, e pure lattonieri, per costruire case completamente nuove.

 

Joe Gebbia in una casa-prototipo disegnata da Samara 

 

Non si sa come saranno: di sicuro però minimal, tra finnico e giappo, l’estetica insomma che va per la maggiore nella “hygge” globale creata proprio da Airbnb: due anni fa la società aveva creato insieme all’architetto giapponese Go Hasegawa una casa che nasceva proprio per essere condivisa tra proprietari, ospiti e comunità. Gebbia, che ultimamente sta tornando alle origini architettoniche (ha disegnato anche una linea di arredamento per ufficio), ha seguito personalmente il progetto. La casa era stata prima presentata alla mostra House Vision a Tokyo e poi trasportata a Yoshino, nella prefettura di Nara, Giappone del Sud. E appena arrivata sul mercato è stata subito messa a reddito sul portale Airbnb. Il Giappone, con una popolazione che invecchia rapidamente e le campagne che si stanno spopolando a favore delle città, è un posto perfetto per capire come cambia il modo di abitare. Ma non serviva andare lontano: bastava stare a San Francisco, uno dei mercati immobiliari più micidiali a livello globale. Gli affitti costano una volta e mezza New York, a causa delle mille aziende e dei relativi dipendenti che da ogni parte del globo arrivano qui (Uber, Twitter, Apple, Salesforce, Google, Facebook, tutte nel raggio di cinquanta chilometri).

 

Le prossime Ipo (i collocamenti di Borsa) di alcuni di questi colossi (tra cui forse la stessa Airbnb) produrranno a breve altri milionari con pretese urbanistiche, infierendo su una bolla immobiliare ormai leggendaria: un monolocale costa almeno 3.000 dollari al mese, e abitare da soli è diventato una specie di vezzo per miliardari. Forse risuscitando per necessità anche lo spirito della comune hippy che qui nacque 50 anni fa, si è tornati alla coabitazione. Lo spazio a testa è insomma pochissimo: che sia almeno molto ben disegnato.

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