Foto LaPresse

Dalle aspirapolvere alle auto elettriche. La via di Dyson

Michele Masneri

Dopo aver rivoluzionato il settore degli utensili per la casa, l'imprenditore inglese vuole diventare il primo grande produttore di auto elettriche su larga scala. Partirà da Singapore

Vuole costruire auto elettriche partendo da un aspirapolvere. Questa sarebbe già una notizia perché Sir James Dyson, dopo aver rivoluzionato il settore degli utensili per la casa (e degli asciugacapelli), intende ora diventare il primo grande produttore di auto elettriche su larga scala. Dyson le fabbricherà però non nella madrepatria inglese bensì a Singapore, dove sta per aprire un impianto da 2,5 miliardi di sterline. Ferocemente brexitista, per Dyson la città stato asiatica rappresenta tutto ciò che l’Inghilterra era e non è più: un paese che non si vergogna di essere ambizioso, che investe nella cultura, che avendo un piccolo mercato interno cerca la supremazia tecnologica globale. Così ha scelto: Singapore è infatti vicino alla Cina e siccome fa parte dell’associazione dei paesi asiatici Asean ha accordi di libero scambio con Pechino; Dyson può così puntare sul mercato più promettente: entro il 2025 infatti la Cina mira ad avere il 20 per cento delle auto circolanti ibride o elettriche. 

 

Stando a Singapore si ha un piede nel mercato senza il fastidio di essere davvero in Cina. Intanto la città-stato si prepara a festeggiare i suoi primi 200 anni di storia, e sta diventando la meta preferita per tutte le grandi aziende, grazie a bassa tassazione, democrazia simbolica, sindacati polverizzati, alta scolarizzazione e inglese come lingua ufficiale. Recentemente il reddito pro capite ha superato quello di Hong Kong ( 57 mila contro 46 mila dollari) e la Rolls Royce ha annunciato che aprirà il suo secondo più grande stabilimento di motori d’aereo vicino all’aeroporto di Hangi. Altre compagnie più moderne come Google e Alibaba vi arriveranno presto. C’è naturalmente anche una roboante classe media e medioalta che non vede l’ora di affermare la sua esistenza. Il sogno singaporiano è stato recentemente celebrato in un polpettone forse promosso dal Mibact locale, “Crazy rich asians”, film campione di incassi nel 2018, una specie di Cenerentola con prevedibile plot ma vaste inquadrature di cibi e architetture singaporiane che dovrebbero invogliare molti, se non al cambio di residenza, almeno al viaggio. La storia, quella di una ragazza sinoamericana che a un certo punto viene invitata a conoscere la famiglia del suo fidanzato imprevedibilmente liquido. Non sospettandolo per niente – difficile crederci oggi, ma forse aveva i Google censurati cinesi- lei scopre che lui è il rampollo di una delle più doviziose famiglie singaporiane. Il film è tratto dal romanzo bestseller di Kevin Kwan, membro a pieno titolo della nuova classe affluente locale, e nipote dell’inventore del balsamo di tigre (di qui le fortune familiari). In questo contesto ruspante ha deciso di trasferirsi Dyson, settantunenne grande eccentrico inglese che ha passato quindici anni a studiare un aspirapolvere senza sacchetto. Dopo l’asciugamani e il phon, adesso si butta anche sull’auto elettrica, che vuole equipaggiare con un nuovo tipo di batterie allo stato solido: le stesse che equipaggiano i suoi aspirapolvere senza filo, solo un po’ più grosse.

Di più su questi argomenti: