Il rinoceronte di Alda Fendi

Rinoceronte con angolo cottura

Michele Masneri

Alda Fendi e una riqualificazione urbana di Jean Nouvel. Milanesi critici

Basta lamentarsi! Be positive! Usciti da cene motivazionali delle società civili romane si va tutti a questa grande vernice, “dalle Fendi”, che poi delle Fendi è una sola, Alda, la più artistica. Venduta la maison, le sorelle (mancata Carla, grande mecenate del festival di Spoleto) non cessano di investire sulla città. Alda, la più immaginifica, da anni insieme al fido Raffaele Curi esegue gesti artistici-architettonici che non passano inosservati.

 

Solitamente erano performance-balletti con giovinotti ignudi e musiche very avant-garde, quest’anno è invece l’apertura di un compound intero, sempre in zona Circo Massimo, che è “the place to be” in questo autunno di forte escursione termica romana. Segnalato da scritte proiettate su palazzi antistanti e un enorme rinoceronte posto sotto l’Arco di Giano, il palazzetto si annuncia come sede della Fondazione Alda Fendi-Esperimenti, e richiama folle oceaniche, con transennamenti e doppi controlli come all’aeroporto Ben Gurion.

 

Dentro, ci sarebbero opere d’arte sublimi (anche performance di Vincent Gallo), e addirittura la sindaca Raggi. Però, in un ingorgo di invitati sulle scale, richiesti su che cosa ci sia “su”, inteso sul roof, i camerieri rispondono “ce stanno i pasticcini”, mentre nei piani del palazzetto divinamente restaurato da Jean Nouvel con sgarrupamenti d’autore, 24 appartamenti à louer.

 

“Un po’ massicce le cucine”, tutte d’acciaio inossidabile. E “che simpatico, pensavo forse un vernissage invece era un open day”, commentano milanesi perfidi. Sul tetto, con Kaspiar Bar dove si potrà forse accedere con social card Di Maio, tutti però si arrendono. “Che location, che location”. Che città.

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