Bernard Rudofsky

Austriaco estivo

Michele Masneri

Ci sono architetti che, più di altri, lasciano che ogni loro progetto venga contaminato dall'estate e dalla la joie de vivre. Recuperare l'opera di Bernard Rudofsky

Ci sono architetti più estivi di altri, e non solo perché autori di ville con piscina come gli inarrivabili austro-californiani Rudolf Schindler e Richard Neutra, ma perché l'estate e la joie de vivre contaminano ogni loro progetto. È allora il caso di recuperare tutta l'opera di Bernard Rudofsky grazie a un libro uscito poco tempo fa (Ugo Rossi, “Bernard Rudofsky architetto”, Clean, 30 euro), anche lui austriaco di nascita, ma mediterraneo per vocazione anche se la maggior parte dei suoi anni li trascorse a New York.

 

 

 

Dopo varie esperienze giovanili, negli anni Trenta volle infatti raggiungere il golfo di Napoli stabilendosi prima a Capri e poi a Procida, collaborando con l’ingegnere Luigi Cosenza – insieme realizzarono Villa Oro a Posillipo, uno dei capolavori del razionalismo – e dal 1937 collabora con Gio Ponti e la sua Domus intrecciando un’amicizia che durerà tutta la vita. Pedinato dai fascisti, lascia l’Italia e dopo una parentesi brasiliana, nel 1941 si stabilisce a New York occupandosi non solo di progettazione, ma di tutto: insieme alla moglie Berta apre una ditta di sandali artigianali in cuoio ispirati a quelli capresi e il brand è “Bernardo”, apprezzati e acquistati anche da Jackie Kennedy. Nel 1964 cura una mostra epocale, “Architettura senza architetti”, al MoMA, che sdogana l’architettura vernacolare (quella italiana trionfa, fra trulli e case capresi). Poi si occupa ancora di interni per la rivista “Interiors” e si innamora del Giappone scrivendo un libro di moda, “The Kimono Mind” (1965) e molti altri dedicati alla vita all’aperto, agli spazi pubblici di mercato e di relax, criticando l’edilizia intensiva che tralascia sempre gli aspetti più belli del vivere comune. Era sbalordito di come a Manhattan nessuno pensasse mai di mettere fuori due sedie e un tavolino d’estate lungo i marciapiedi come invece succede sempre a Roma, Siena, Bari, Venezia, e nelle feste di quartiere e nei baretti. Grande seduttore coi baffi, si è occupato persino di cucina col suo ultimo libro, dedicato però all’arte del vivere, arte che praticò negli ultimi anni nella sua semplice e splendida casa di vacanze in Andulasia, ricca di pergolati e terrazzi, dove ospitare gli amici internazionali immersi nella macchia mediterranea.

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