Carlo Fuortes (Ansa)

Tivù e politica

Il governo contro la Rai dopo il "caso Annunziata". Ma l'obiettivo resta Fuortes

Redazione

Una nota scritta dai componenti di Fratelli d'Italia in Vigilanza accusa la conduttrice di Rai 3 di "faziostà e ideologia". Dietro c'è sempre la volontà di aumentare il pressing sull'attuale amministratore delegato

Dopo settimane di silenzio, il dossier Rai torna in cima all’agenda del governo. L’antefatto è presto detto: il "cazzo" che Lucia Annunziata si è lasciata sfuggire nella sua trasmissione “Mezz’ora in più” durante l’intervista alla ministra per le Pari opportunità Roccella, ha riacceso vecchie polemiche a destra. Le accuse sono di “faziosità e ideologia”: un giornalismo “di sinistra” che irrita la maggioranza. Un fastidio che ieri ha preso la forma di una nota scritta dai componenti di Fratelli d’Italia in Vigilanza Rai: diverse righe la cui conclusione è l’esigenza di “cambiare pagina”. Detto altrimenti: l’annuncio di un imminente cambio al vertice e nei palinsesti della rete pubblica.

   

L’obiettivo sottaciuto sarebbe sempre lo stesso: acuire il pressing sull’attuale amministratore delegato, Carlo Fuortes, perché lasci l’incarico dopo l’approvazione del bilancio, il prossimo 15 aprile. Il sostituto è già pronto: l’attuale consigliere di Rai Com e direttore di Radio Rai, Roberto Sergio. Gli attacchi rivolti ad Annunziata non sono però solo un pretesto per riproporre una bandiera cara tanto a Meloni quanto a Salvini, e cioè sostituire i vertici della televisione di stato. Perché la stessa nota diffusa ieri, che evidenzia come “il rispetto dei contribuenti che pagano il canone Rai non può più venire meno”, è una critica diretta all’Annunziata che viene considerata una giornalista tutt’altro che super partes.

  

Lucia Annunziata – il cui contratto scade nel giugno del 2024 – non è l’unica indiziata nella lista del governo. La battaglia che verrà portata avanti coinvolgerà probabilmente anche un altro volto di Rai 3, Fabio Fazio: ritornano subito alla memoria le invettive di Matteo Salvini negli anni passati contro il conduttore di “Che tempo che fa”. Due nomi che aprono un giro di incarichi nei palinsesti dove è facile intravedere una piccola rivoluzione: dalla sostituzione al cambiamento di orario, sono molte le armi a disposizione di Palazzo Chigi. Se è ancora difficile prevedere come verrà riorganizzata la tivù pubblica, appare chiaro che la lotta per il potere nell’informazione si è di colpo riaccesa.

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