Foto di Justin Lane, via Ansa 

il ritratto

Bela Bajaria poteva fare l'attrice, ma ha preferito essere la Gran capa di Netflix

Nel suo ufficio ha sette orologi e una statuetta di Ganesh. Vinse il titolo di Miss India California, poi Miss India Usa e Miss India Universe. Finita l'università, comprò l'elenco di chi contava a Hollywood e mandò decine di lettere. Lì cominciò la sua scalata

Ha ricamato sul taschino della giacca “Art is Truth”, l’arte è verità. Viaggia tra le 26 sedi internazionali di Netflix, con intervalli nel quartier generale di Hollywood, 5800 Sunset Boulevard. Vicino all’ascensore, la gigantesca bambola che in “Squid Game” governa il gioco mortale “Uno, due, tre stella…”.

 

Il terreno apparteneva alla Warner Bros., fa notare la cronista Rachel Syme che firma sul New Yorker il ritratto di Bela Bajaria, titolo: “Everything everywhere”. Uno spettatore sfiduciato di serie tv potrebbe tradurlo: “Siamo circondati”. Uno studioso di look potrebbe interrogarsi sulla fotografia di Mrs. Bajaria, notando la crocchia di capelli nerissimi proprio in cima alla testa – una fedele spettatrice di Locarno, anni fa, prediligeva lo stile, attirandosi le maledizioni dei distratti che andavano a sedersi dietro di lei.

 

Prima tappa – il ritratto richiede più giorni – a Città del Messico, per informarsi sull’andamento dei lavori. “La concorrenza è arrivata dove eravamo noi cinque anni fa, dobbiamo correre”, spiega il vicepresidente con delega all’America latina. In cantiere, le vicissitudini di una ragazza con la pelle scura in una scuola di Whitexicans, messicani di pelle chiara. Per la miniserie colombiana tratta da Cento anni di solitudine di Gabriel García Márquez si attendono i permessi per trasportare sul set un vecchio albero di castagno. Poca roba, rispetto allo sforzo produttivo per rendere l’incanto di Macondo, e la meraviglia del piccolo Aureliano Buendía condotto dal padre a “conoscere il ghiaccio”. Quando il mondo “era così recente che molte cose non avevano nome e bisognava indicarle con il dito”.

 

Bela Bajaria punta al cross cultural learning: lo scambio di format, di trame, di esperienze. Riconosce subito un adattamento della serie “Never Have I Ever” scritta e interpretata dalla sua amica Mindy Kaling: quindicenne di origini indiane che cerca di diventare popolare a scuola. 
È felice quando le dicono che una telenovela sta per essere adattata in Francia. Pensa al suo lavoro come a un adattatore universale (nel senso delle prese elettriche). Chi la conosce, ne loda la capacità di prendere in fretta le decisioni giuste.

 

Obiettivo: produrre “gourmet cheeseburger” (solito cortocircuito infernale: al ristorante offrono “esperienze” o “emozioni”, e chi dovrebbe intrattenerci ha come linea guida un panino con la polpetta). Insomma: prodotti di qualità che si vendono bene. “Allora non dividete gli spettatori in gruppi con gli stessi gusti, e poi l’algoritmo li combina per ordinare le serie?”: la provocazione viene da Shawn Levy. Lui può, ha portato a Netflix, come produttore il gran successo “Stranger Things”. Ora siamo a Budapest, Bela Bajaria svicola: “Forse si faceva agli inizi. Adesso crediamo che le grandi storie, non importa da dove provengono, possano essere apprezzate ovunque”.

 

Nell’ufficio di Bela Bajaria (fra Ted Sarandos e Scott Stuber, capo della divisione film) campeggiano sette orologi e una statuetta di Ganesh, in ricordo delle origini. I genitori, che si erano sposati in Kenya, si trasferirono in Gran Bretagna per dare alla figlia “un passaporto migliore” (lo faranno anche con il fratello). Poi a Los Angeles avviarono con successo un autolavaggio. La figlia rimase un po’ con i nonni a Londra per una questione di visti. La famiglia riunita guardava “Dallas” e “Dynasty”, ottimo corso accelerato di cultura americana.

 

Vinse il titolo di Miss India California, poi Miss India Usa e Miss India Universe (ecco chi rischiate di spernacchiare, gentili femministe, disprezzando la gara). Finita l’università, non volle fare l’attrice. Si comprò l’elenco di chi contava a Hollywood, e mandò decine di lettere. La Cbs la invitò a un colloquio, e la brillante ragazza ebbe il suo primo impiego.

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