Urbano Cairo (Ansa)

Cairo va all'assalto della Rai e chiede un canone anche per La7

Carmelo Caruso

Una sentenza europea stabilisce che il canone non può più andare in bolletta. E l'imprenditore rilancia una vecchia battaglia: “Credo che anche noi avremmo diritto a una sorta di tax credit per trasmissioni come Di Martedì”. Nuovi guai in vista per la tv pubblica

Il canone? A noi! In Rai scioperano, litigano, hanno il problema del camerierismo (chi fa meglio il cameriere della politica). Se foste la concorrenza cosa suggerireste al governo? Dateci il canone: noi lo facciamo meglio. Lo ha detto infatti Urbano Cairo riprendendo una vecchia battaglia della sua La7: “Credo che anche noi avremmo diritto a una sorta di tax credit per trasmissioni come Di Martedì”. Hanno un cariola di trasmissioni di informazione. Il solo Enrico Mentana è in pratica un canale all news. Qualcuno dice: fantasia. Il canone resterà per sempre alla Rai. Non è fantasia. Per la Rai si presenterà presto il problema. Una sentenza europea stabilisce che non può più andare in bolletta. Bisognerà inventarsi qualche altra cosa perché se si torna alla formula antica è da vedere quante saranno le entrate. E però, c’è pur sempre la pubblicità. Magari! C’è stata una riforma, si chiama Tusmar, che ha imposto flessibilità e tetti.

Al momento la Rai vende più pubblicità nelle fasce dove costa meno e meno nelle fasce dove vale di più. Questi sono i problemi della Rai: preparare il paracadute, studiare e proporre formule oltre a ridurre i costi. Ecco perché ha ragione il deputato Anzaldi quando dice che, a prescindere dalle presunti liti, incomprensioni editoriali, il caso Giorgino, l’ex conduttore del Tg, spostato a una vicedirezione “fantasma”, è tutto “il contrario di oculatezza economica e gestione aziendale”. Che si fa in quella direzione che tutti sanno essere una direzione fantasma? E che ci fa la direttrice, un’altra professionista, Giuseppina Paterniti? Quando in Rai dicono “sperimentiamo”, ebbene, si deve sapere, che si bestemmia. Quando parlano della Rai di Angelo Guglielmi è “doppia bestemmia”. Il meglio che in questi giorni è andato in onda, di mattina, in Rai, è la copia della copia di quello che si vede a Mediaset e che però viene schifato: “Ovrore!”. Si tratta del gossip, del divorzio Totti-Blasi, ma se non hai Roberto D’Agostino, che lo fa diventare arte, è chiaro che l’altra concorrenza lo fa (ancora) meglio. Ma in Rai è tutto un premiarsi, tutto un premio monton d’oro. Anche ieri le repliche di Forum sono andate alla grande. In Rai hanno ormai più direttori che spettatori. Di meno e di pessimo.    

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio