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Editoriali

La guerra e l'informazione porta a porta

Redazione

Perché l’intervista di Vespa a Zelensky è un esempio di buon giornalismo

La prima intervista rilasciata a una tv italiana da Volodymyr Zelensky è di per sé un colpo giornalistico. Non è ovviamente un’esclusiva mondiale, visto che il presidente ucraino riesce a far sentire continuamente la propria voce attraverso i messaggi via social, i discorsi nelle istituzioni dei paesi occidentali e le interviste ai media internazionali. Ma è particolarmente rilevante in Italia dove il dibattito pubblico è talmente inquinato dalla mistificazione e dalla disinformazione da riuscire a travisare anche le dichiarazioni pubbliche e ufficiali del leader ucraino. Pertanto, quando Zelensky dice a Bruno Vespa: “Non ho mai parlato di riconoscere l’indipendenza della Crimea, non la riconosceremo mai come parte della Federazione russa”, non sta rivelando una notizia al mondo ma sta svelando la  verità all’Italia, che per giorni ha dibattuto di una inventata disponibilità del presidente ucraino a cedere la Crimea alla Russia.

 

“Noi abbiamo detto che siamo pronti a parlare con la Russia – ha detto Zelensky –. Ora non possiamo deliberare una decisione sulla Crimea perché c’è la guerra, la lasciamo da parte se ostacola l’incontro”. Quella di “Porta a Porta” è una pagina di buon giornalismo, anche perché a commentare l’intervista a Zelensky Vespa non ha chiamato personalità buone per fare casino, ma capaci di approfondire. Giornalisti,  professori e analisti competenti, politici che forse non sono volti noti ma sicuramente esperti di sicurezza e politica estera (Borghi del Pd e Valentini di FI). Non è mancato neppure il punto di vista dissonante di chi è dichiaratamente filorusso ma che, a differenza di altre apparizioni in altri contenitori, non ha avuto un approccio sguaiato e chiaramente propagandistico. E questo perché è il contesto a fare la differenza. I talk sono stati molto criticati per la polarizzazione e la commistione tra informazione e propaganda nella copertura della guerra russo-ucraina. La risposta è stata che, in una certa misura, tutto ciò è inevitabile. Il vecchio Bruno Vespa  dimostra che non è vero: si può fare altrimenti e meglio.

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