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Nulla di nuovo al Festival. Anche quest'anno Sanremo ci spiega l'amore

Enrico Veronese

Chi pensava che il secondo anno di restrizioni sanitarie imponesse svolte pandemiche anche a livello testuale, non è stato servito se non a piccole prime dosi a ricordare la tragedia per gli spettacoli dal vivo

Indossate le scarpe da ballo e pronti a scivolare in salotto. Il Festival di Sanremo quest’anno fa tesoro dell’omaggio russo di Ciao2021 (quanto bello sarebbe stato avere per ospiti Lucia Ciabatta e Bionda Morta?) e si annuncia movimentato, nel senso proprio dei bassi saltellanti e dei ritmi in quarti. Che siano le barre di Dargen d’Amico o Rkomi a cento all’ora, l’energia di Gianni Morandi vestito di Jovanotti oppure il funk della Rappresentante di Lista, chiaro è che i Måneskin non hanno generato figli, e si torna al disimpegno.

Ridotta la quota indie, tornano altri signori dinosauri: la trap per genitori si ferma ad Achille Lauro senza i siparietti con Boss Doms, mentre quella dei pischelli si affida a Highsnob e quella che fa choc rimane nel deep web. Attorno alla dance radio friendly, sempre tante, troppe, definizioni dell’amore: “Un’overdose”, per il fantasista romano che aprirà la 72esima edizione, “un Cuba libre” per l’estiva Ana Mena, “un treno preso di domenica” secondo Giusy Ferreri, “bastarsi sempre” canta Michele Bravi. E se “l’un per cento è amore, tutto il resto è stringere i denti” (Giovanni Truppi), l’amore “riappare, va in tendenza e risale, diventa virale” twitta il newbie Matteo Romano. “Ti vorrei amare ma sbaglio sempre”, ammettono i pretendenti Mahmood e Blanco, là dove l’outsider Sangiovanni dice di aver perso le emozioni: amore senza moderazione né mezze misure, “Sei tu” di Fabrizio Moro gioca al casting-Indovina Chi nel titolo con “O forse sei tu” dell’altra favorita Elisa.

 

Chi pensava che il secondo anno di restrizioni sanitarie imponesse svolte pandemiche anche a livello testuale, non è stato servito se non a piccole prime dosi a ricordare la tragedia per gli spettacoli dal vivo (“senza live con il pile sul divano, che brutta fine le mascherine” chez Dargen). Voglia di leggerezza e normalità, parole senza mistero: Elisa auspica “quell’istante che ti porterà una piccola felicità, quella stupida voglia di vivere sempre, mille volte”, la prima sorsata di birra. E se l’irriverente Rettore, splendida splendente, delle suore se ne sbatte totalmente, chi mira al premio Bardotti per il miglior testo farà i conti con “Tuo padre, mia madre, Lucia” di Giovanni Truppi – fresco vincitore del premio Lunezia – il quale dipinge l’incipit del suo esordio: “Quando ti ho incontrata per la prima volta, ad una cena di sconosciuti in un bar di Torino, senza pensarci, d’istinto, ti ho guardato la mano per vedere se fossi sposata”.

Dieci anni senza Lucio Dalla, e si sente: Massimo Ranieri (uno che se lo può doppiamente permettere) riscrive “Caruso”, la hybris di Irama fa un po’ il verso a “Tu non mi basti mai”. Spazio pure alla didattica, con Highsnob e Hu che – a modo loro – spiegano Oloferne ai propri piccoli fan, e per la nostalgia istantanea di Colapesce e Dimartino ospiti all’esterno nella nave di Orietta Berti e Rovazzi.

   

La borsa valori dei bookmaker, al nastro di partenza, è quasi unanime nell’annunciare il testa a testa tra Elisa e Mahmood/Blanco, anche se come per le elezioni del capo dello stato chi entra papa spesso esce cardinale: mai come quest’anno, però, più che le scommesse spopola dappertutto il Fantasanremo, infernale giochino online che attribuisce bonus e penalità da scontare in “baudi”, la criptovaluta ufficiale.

A proposito di presentatori, Amadeus annuncia la presenza di Roberto Saviano nella serata di giovedì: ma la notizia che tutti aspettavano riguarda il maestro Peppe Vessicchio, negativizzatosi al Covid e quindi regolarmente presente. Ora sì che il Festival può cominciare davvero.

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