Andrea Scanzi (foto d'archivio LaPresse)

contro l'epurazione

Perculare Andrea Scanzi

Andrea Minuz

Di lui non ci piace nulla, ma applicargli la Cancel culture proprio no. Teniamocelo in tv

Non ci piacciono i suoi pamphlet. Le copertine grossolane, troppo colorate, gli orrendi acronimi nel titolo: “Salvimaio”, “Renzusconi”. Peggio che “apericena”. Non ci piacciono i suoi articoli, i suoi editoriali, le sue dirette social, i collegamenti a “Otto e mezzo”, immortalato tra Mark Knopfler e Clint Eastwood, davanti al pannellone del Fatto Quotidiano. Non ci piacciono i suoi spettacoli teatrali tratti dai suoi libri, con Scanzi in penombra e in calzamaglia, lo sguardo ispirato e il microfono ad archetto.

Di Scanzi, non ci piace quasi nulla. Soprattutto non ci piace e non ci è mai piaciuto il “Metodo Scanzi”. La denuncia facile, il fango gratuito, il moralismo becero, una visione della politica da rappresentate d’istituto col “chiodo” e la kefiah. Ma la “cancel culture” applicata a Scanzi, come fosse un Mozart o uno Shakespeare qualsiasi bandito dalle Università, non ci va proprio giù. Scanzi sospeso dalla tv italiana, in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell’Ema, del Comitato per il Codice Etico della Rai (ma che cos’è?), della Asl Toscana Sud Est, del Tar del Lazio, della Procura di Arezzo e probabilmente di quella di Trani non è certo un bello spettacolo.

Non c’è neanche motivo di scomodare il “garantismo”. Sarebbe bastato ospitarlo la volta scorsa con un minimo di contraddittorio, anziché mandarlo in onda in un monologo senza interruzioni, per poi cancellarlo nella puntata successiva, come hanno fatto a “CartaBianca”. Sarebbe bastato percularlo a dovere in quell’occasione. Mettersi a ridere di fronte quell’autodifesa scellerata e allo stesso tempo meravigliosa. Dargli una pacca sulla spalla. Ora ci toccano invece pure le “inchieste” di Giletti e gli editoriali complottisti sull’opinionista scomodo, al centro di un “Arezzogate” e un regolamento di conti tutto toscano.

Che Scanzi torni subito in tv, quindi. Che sia da esempio e dia testimonianza, nel gran teatro dei talk-show, dello scarto tra Paese Reale e Paese Legale. Che si faccia difendere da Travaglio, che spiega come Scanzi sia stato vittima della sua ipocondria, e gli ipocondriaci, si sa, sono capaci di tutto. Anche di scrivere “ho le chat private che comprovano ogni cosa che dico”. D’altro canto, considerate voi se questo è un “caregiver”. Che lavora nel Fatto. Che non conosce pace, che lotta per mezzo like ogni giorno sui social. Che si autoproclama testimonial per AstraZeneca e AstraZeneca cambia subito nome. Che si immola per la Patria nell’ora più buia e la Patria in tutta risposta gli scatena contro le Asl, le procure e il Comitato Etico della Rai, qualunque cosa esso sia. No, non può essere. Scanzi ce lo meritiamo eccome. E ce lo teniamo così.

 

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