A X Factor è il momento del massacro definitivo degli Home Visit
Tutti a Berlino prima che la gara inizi davvero e via alla selezione dei 12 concorrenti dei live. Sempre indispensabile Cattelan, che si candida per un posto al Quirinale
Siccome nelle ultime lezioni tutti si sono comportati bene, per le Home Visit di X Factor gli autori hanno mandato giudici e concorrenti in gita a Berlino. Un abbraccio a Samuel, che - in camicina hawaiana e cappello di paglia - era evidentemente convinto di atterrare a Lamezia Terme, e nessuno l’ha avvertito in tempo. I ragazzi sanno essere crudeli, si sa. Accompagnatore d’eccezione, l’indispensabile Cattelan, che è un po’ il professore che tutti vorrebbero come amico: quello che ti becca con una canna in mano e te ne chiede un tiro. E poi cita Cicciogamer.
Con i suoi storici palcoscenici, la capitale della musica elettronica rappresenta l’ultima fase del programma prima dei live, il massacro definitivo in attesa che la vera competizione cominci. L’entusiasmo è palpabile, l’ansia pure. Non solo degli artisti, ma soprattutto dei quattro coach, che devono ridurre le rispettive squadre da cinque a tre concorrenti ciascuno. E a questo punto sono quasi tutti un po’ troppo bravi perché succeda a cuor leggero.
I due più in difficoltà sono Sfera e Malika, perché gli Under Uomini e Donne sono tutti estremamente interessanti e con un grande potenziale. E quindi è subito Ex Factor, perché proprio da queste categorie arrivano i grandi esclusi di questa edizione. Dopo l’esibizione sul palco del Flux Bau, il trapper ci strappa via Sissi e Beatrice, tra le migliori voci femminili di quest’anno. Proseguono Mariam, Sofia e Giordana. Ora, la giovanissima Sofia è davvero qualcosa di raro: ha la voce di un angelo e il pezzo di Birdy le sembra dipinto addosso, non si discute. Mariam è brava, è l’unica ad attingere allo stesso bacino musicale e culturale di Sfera, e con Sciccherie regala una buona performance. Ma almeno, dopo tre esibizioni identiche, non ne abbiamo abbastanza di quella noiosissima arpa in salsa Evanescence? Misteri della fede.
Anche per i ragazzi le cose sono complesse. Lorenzo incanta con Too Much To Ask, ma deve iniziare a sperimentare, altrimenti diventerà più monotono della barbabietola da zucchero sui testi di geografia. Passa il turno anche Enrico (e allora Michele Sette?), che prende la vittoria con un entusiasmo strabordante. Più felice di lui, solo Salvini che deve comprare i fiori per la Gruber. Dentro anche Davide Rossi, che tira giù il Delphi Theater con una cover di Jamiroquai. Ma Berl-in, Berl-out, e quindi restano fuori Daniel e l’amatissimo Nuela (casca su Sweet but Psycho), che è appena all’inizio di un percorso splendido, che forse X Factor non avrebbe valorizzato.
Meno ardua la scelta di Mara, che porta avanti Marco Saltari, l’ex parà Nicola Cavallaro ed Eugenio Campagna, l’uomo responsabile di tutti i post Facebook su En e Xanax che avete visto nell’ultima settimana. I gruppi sono il vero highlight della serata e la decisione di Samuel è quasi scontata. Proseguono i Sierra, che raccontano la voce di una generazione, e i Seawards, con un pazzesco mash-up tra Cry me a river e Say my name. L’esibizione dei Booda va un po’ come la scena del ristorante in Harry ti presento Sally: sono una bomba a orologeria, in Hey Mama ognuno eccelle ed è energia pura, fanno tremare le pareti del club ed emozionare il pubblico teutonico, che chiede addirittura un bis. Sono a un altro livello, “prendo quello che ha preso la signorina”.
Un plauso a Cattelan, eccezionale supporto per i giudici nella composizione delle squadre. Se non se lo prendono al Quirinale, la prossima settimana finalmente si aprono le danze. Alexanderplatz, auf wiedersehen!
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