Perché dovremmo smetterla di dire che “Breaking Bad” è un capolavoro

Dall'11 ottobre su Netflix lo spin-off “El Camino”. Chi è Jesse Pinkman ora che è libero da Walter White?

Stefania Carini

Roma. Spettatori seriali di tutto il mondo in attesa di una nuova dose. Domani arriva su Netflix il film “El Camino”, secondo spin-off dopo “Better Call Saul” di “Breaking Bad”, la serie che sembrava un capolavoro. Tocca ora a Jesse Pinkman (Aaron Paul) espandere quel mondo narrativo. Tocca alla spalla di Walter White, al suo allievo sfaticato diventato negli anni solerte chimico, socio pieno di dubbi, forse un figlio mancato, di sicuro un amico manipolato, infine suo antagonista. Cosa è successo a Jesse dopo che Walter White lo ha liberato dalla banda che lo teneva prigioniero? Rinchiuso in gabbia, costretto a cucinare metanfetamine, Jesse viveva l’ultima brutale fase della sua lunga e subita mutazione. Il suo professore Walter White l’aveva trasformato da piccolo spacciatore drogato a co-socio di un impero criminale. Solo che Jesse tutto questo, e in quella misura, non l’aveva mai voluto. Nella gabbia insomma ce l’aveva messo già anni prima il caro mister White, soffocandone l’umanità. Difficile ribellarsi, e anche quando ci si riesce, difficile dire che cosa si è senza un “mentore” di quel calibro. Già, chi è Jesse Pinkman ora che è libero da Walter White?

 

“El Camino” forse ci svelerà tutto questo. Noi non attendiamo altro, perché la serialità dà dipendenza. E tende anche a farti dissociare dalla realtà. C’è infatti da chiedersi cosa sia stata l’ossessione per “Breaking Bad”, se quella serie sia stata davvero capolavoro o allucinazione. Figlia cioè di un periodo seriale in espansione creativa costante che premiava (con Emmy, studi, spettatori) tutto quello che più pareva discostarsi dalla tv tradizionale. A volte in maniera isterica. Perché ripensandoci bene, una serie da network come “The Good Wife”, in onda nello stesso periodo, avrebbe meritato lo stesso fanatismo.

 

Breaking Badè stato un’idea potente sviluppata in maniera perfetta fino alla seconda stagione. Poi ecco un certo avvitamento ripetitivo fino a quando tutto torna a muoversi alla quinta e ultima stagione. “Breaking Bad” resta nella storia grazie al suo protagonista, al suo attore e alla sua costruzione narrativa. Vince Gilligan, l’autore, voleva mostrare un personaggio in trasformazione. Eppure il “diventar cattivo” di Walter White più che un divenire pare un rivelarsi, con una progressione possibile solo grazie alla serialità. Bryan Cranston ha dato alla maschera White delle sfumature ambigue, già mostrate in un episodio di “X-Files” scritto da Gilligan, e legate anche al suo lavoro come attore da sitcom. Walter White è infatti un personaggio da tragedia e da commedia, e ben prima di Joker ha mostrato cosa sia la frustrazione e a cosa possa portare. Il Joker di Joaquin Phoenix ha tutto per essere infelice (il film è spesso didascalico), ma in fondo pure Walter White: vessato da tutti, con un figlio affetto da paralisi cerebrale, pochi soldi, un lavoro che odia e adesso anche il cancro. Colpa del destino, della società ma anche colpa sua. Solo che non può ammetterlo. Mente e manipola gli altri ma anche se stesso. La questione denaro, per dire: White aveva fondato una società vendendone però le quote prima che valesse milioni. E quando i suoi ex soci, che ovviamente odia, si offrono di pagare le cure, rifiuta. Orgoglio? Forse. Risentimento di sicuro. E poi ha già scoperto che nella vita è più interessante (più facile?) essere il Joker che uno qualunque.

 

Breaking Badracconta non tanto la trasformazione di un uomo quanto il suo svelarsi. Il frustato Walter White è sempre stato il suo alter ego Heisenberg, il cancro gli ha fornito l’alibi per indossare quella maschera (pardon, quel cappello). Anzi, l’alibi per togliersi quella di Walter White. E così a Skyler, sua moglie, nell’ultima puntata, lo dice: l’ho fatto per me. White/Heisenberg è sincero, persino più di Fleck/Joker. L’ho fatto perché mi piaceva, ero bravo. E perché mi sentivo vivo. Dopo cinque stagioni ecco la rivelazione, ecco la droga potentissima di Walter White, ben più della Blue Sky. E’ sempre una questione di dipendenza.

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