Pillole di serie tv da guardare a giugno

Gaia Montanaro

Molte delle novità in arrivo questo mese sulle principali piattaforme provengono dall'Asia

È un giugno cosmopolita quello delle piattaforme on demand. Molte nuove serie proposte infatti fanno capolino dal mondo asiatico e dall’India, ricordandoci che – malgrado il racconto seriale di qualità basato sulla grande scrittura e sull’industria parli ancora inglese – c’è tutto un mondo di contenuti audiovisivi che avanza. E ha un retrogusto orientale.

One spring night (Netflix, 1 giugno)

Serie televisiva sud coreana andata in onda sul network nazionale MBC. Questo dramma sentimentale racconta la storia d’amore tra il farmacista Yoo Ji-ho e la bibliotecaria Lee Yung-in. Le atmosfere sembrano essere delicate ed emotive, tipiche della sensibilità orientale che si traduce in storie per lo schermo esili narrativamente ma poetiche nel racconto. Fa da contrappunto una ballata americana e toni visivi pastello. Disponibile solo in lingua originale sottotitolata anche in italiano. Per chi ama le storie minime e le atmosfere rarefatte.

 

Tales of city (Netflix, 7 giugno, miniserie)

La serie tratta dai libri di Armistead Maupin, racconta la vicenda di Mary Ann (Laura Linney) che, di ritorno a San Francisco dopo vent’anni e soprattutto dopo aver abbandonato la sua famiglia per dedicarsi alla carriera, ritrova l’ex marito (Paul Gross) e la figlia (Ellen Page). Al civico 28 di Barbary Lane riscoprirà la sua casa, una nuova generazione di giovani inquilini queer e ciò che potrà chiamare famiglia. Buona confezione per una storia dal carattere eccentrico e colorato. Per chi ama le narrazioni stravaganti che nascondono tocchi di inaspettata emozione.

Chernobyl (Sky Atlantic, 10 giugno, miniserie)

Debutta su Sky Atlantic il 10 di giugno l’attesa miniserie Chernobyl, produzione originale Sky ed HBO. Si tratta del racconto degli eventi immediatamente successivi all’esplosione della centrale nucleare avvenuta il 26 aprile del 1986 e dell’impatto devastante che questa tragedia ebbe sulle persone comuni e su chi dovette gestire l’emergenza. Il cast vanta attori del calibro di Emily Watson, Jared Harris e Stellan Skarsgård e la qualità della messa in scena e del racconto sembrano non tradire le aspettative. Per chi ama il dramma scandagliato in tutta la sua potenza e le atmosfere livide.

Jinn (Netflix, 13 giugno)

È araba – e disponibile sono in lingua originale sottotitolata – questa serie paranormale su un gruppo di adolescenti la cui vita e routine scolastica viene sconvolta dall’arrivo di un jinn (uno spirito maligno) che dovranno cercare di arginare. Interessante osservare come le dinamiche tipiche di un teen drama paranormale – come tanti se ne sono visti fino ad ora – si replichino esattamente anche per un prodotto scritto e interpretato da medio orientali. Tra amicizie, amori e la lotta contro un nemico comune e invisibile. Per chi ama i drammi generazionali dal retrogusto esotico.

Leila (Netflix, 15 giugno)

Viene dall’India questa serie distopica ambientata in un futuro prossimo e basata sul romanzo omonimo di Prayaag Akbar che racconta la storia di Shalini, donna libera e carismatica, che va alla ricerca della figlia Leila, di cui ha perso le tracce tredici anni prima a seguito del suo arresto. Le atmosfere cupe e un po’ ansiogene fanno il paio però con una storia dalla forte componente aspirazionale e di riscatto, fortemente intrisa nella sensibilità di racconto indiana. Per chi ama le distopie drammatiche che non rinunciano al pathos.

Rolling thunder revue: a Bob Dylan story by Martin Scorsese (Netflix, 12 giugno, documentario)

Prima eccezione alla regola di questo mese – ma ne vale la pena – è il documentario che Martin Scorsese ha girato sul leggendario tour di Bob Dylan tenutosi a metà degli anni settanta. Scorsese ha riunito interviste – tra gli altri ad Allen Ginsberg e Sam Shepard - e riprese delle varie esibizioni di Dylan per celebrare ancora una volta la grandezza di uno dei maggiori cantautori americani di tutti i tempi.

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