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Meno male che c'è Anastasio a salvarci dalla banalità di X Factor

Simonetta Sciandivasci

Vecchie canzoncine logore, lacrime e "flow". Che voglia di punk!

Il futuro non è più quello di una volta perché è un trapassato remoto e infatti gli inediti di ieri sera, con la sola eccezione del pezzo di Anastasio, erano editi da almeno vent'anni. Canzoncine logore, consumate come vecchie Vans, con l'aggravante della bruttezza (di scrittura, di composizione, di interpretazione, di arrangiamento: una bruttezza molto completa). Meno male che ci sono le cover (torneremo alle cover, non è vero? Non pretenderete certo che noialtri si getti qualche altro giovedì sera ad ascoltare la compilation del compostaggio). Meno male che è esistita la canzone italiana, che ci salva dagli uomini noiosi, dalle cene sbagliate e da Manuel Agnelli, il quale ieri sera è riuscito a sostenere che Jake la Furia è il miglior rapper in circolazione in Italia. Jake la Furia, signori, è uno con il visetto da comparsa in un mafia movie e di recente ha scritto una canzone che fa: "Sei una bandita con quella faccia pulita disfiamo il letto sbaviamo il rossetto" – in un rapporto Kinsey sulla regressione del sesso, a quelli che parlano di "disfare il letto" prima di spogliare una donna sarebbero dedicati dieci capitoli su dieci o solo nove su dieci, secondo voi? A costui, Agnelli ha commissionato la scrittura dell'inedito di Luna Melis, una delle sue più brave, una tutta ricci e cavalcate all'amazzone e aria da adolescente ancora incontaminata dalle pene d'amore. Le ha fatto cantare "Los Angeles", una specie di serenata suburbana su Skype che ci informa che lei canta per far scoppiare il cardiogramma e che lei e il suo fidanzato a distanza sono "tempesta, terremoto e montagna che prende fuoco" (le cavallette no?). Lodo commenta come abbiamo capito che dobbiamo commentare tutte le volte che non sappiamo come uscirne vivi: "Hai un bellissimo flow". Flow è la parola dell'anno, altro che tossicità: ti fa conversazione intelligente, commento competente, se vuoi ti sgrassa anche le stoviglie. Non sai cosa dire? Non ti preoccupare, straparla di flow (se l'occasione lo richiede, aggiungi due cavolate sull'attitudine). Il flow è il bigodò, il grattò, il ghiacciò di Veronika (Lucia Ocone a Mai Dire Gol, quando parodiava le televenditrici e i loro prodotti salvavita, salvatutto, tuttofare – la ricordate, vero?).

    

Fedez, anche ieri sera primatista per intelligenza e buonsenso, fa notare ad Agnelli che se una si presenta come rapper, è bene che i testi se li scriva da sola, essendo i versi la base essenziale del rap. Agnelli risponde come un sedicenne all'assemblea d'istituto, cioè come Laura Castelli a Padoan che le spiega come l'aumento dello spread abbia un impatto sui mutui ("Questo lo dice lei!" gli ha urlato contro, mercoledì sera, a Porta a Porta): bisogna rovesciare i canoni. Senza considerare che Agnelli neanche conosce i canoni del rap, visto che s'è detto stupito e ammirato dall'assenza, nel testo di La Furia, di cliché del genere (sessismo, elogio del denaro per il denaro) che dal genere sono quasi spariti da anni – ma non se n'è accorto che persino in Italia, ormai, i rapper sono diventati musicisti di Stato? Vive in un frigorifero senza Wifi?.

     

L'inedito di Renza lo abbiamo sentito già un milione di volte, il testo non è suo ma di una cantautrice scelta da Fedez e ha punte imbarazzanti che non riporteremo perché a Renza comunque vogliamo bene per tre ragioni: la raffinatezza; il vestito di ieri sera che sarebbe stato perfetto per una scena di "Un cittadino al di sopra di ogni sospetto"; l'aver detto, poco prima di abbandonare il palco dopo aver perso al ballottaggio contro Tina Pica, che "la musica va protetta", con una voce così ferma e incazzata che se gli autori di X Factor avessero un cuore (non lo hanno), si rifiuterebbero di continuare a firmare lo scempio di programma che firmano e andrebbero scalzi a Pompei. Tina Pica è Noemi, che ieri sera ha cantato una ballad patetica in un vestito patetico (gonna lunga rosa antico e corpetto nero di pizzo: in caso vogliate vestirvi da patriarcato per Carnevale prendete spunto) su sfondo nero illuminato da decine di candele accese (sembrava il sudario dei Capuleti nella scena finale di “Romeo+Juliet” di Baz Luhrmann). Gli italiani l'hanno salvata con il televoto perché Renza avrebbe potuto distruggere i Ferragnez e l'Italia non può permettersi, nel pieno della bufera cinese contro Dolce& Gabbana, di avere una Ferragni depressa per abbandono del tetto coniugale. Ogni tanto bisogna essere pratici.

    

I Bowland non li cacceremo mai via perché sarebbe razzista, ma diversamente da quello che dice Lodo Guenzi (“potete suonare ovunque”), solo a X Factor Italia possono sembrare ancora d'avanguardia tre bravi musicisti senza niente da dire se non che sono capaci di riprodurre suoni esotici con il solo ausilio del palato e che vengono dal Medio Oriente e che loro non fanno musica e basta: loro fanno atmosfera. Che noia.

     

Leo Gassman è diventato indifendibile, peccato: noi ci avevamo creduto, poi avevamo cominciato a pensare che fosse troppo laccato per colpa della troppa palestra, dell'ingombro del cognome, della giovinezza, insomma di Alfredo. Invece no: la pateticità del ragazzo è tutta farina del suo sacco. Il suo pezzo dice che "forse gli angeli son tutte rondini che migrano per noi" ed è un verso che persino in una scuola pubblica italiana gli sarebbe valso una pernacchia. Lodo gli fa notare che la sua idea di amore è irrealistica e anche spiacevole perché l'amore è bello e sensato quando è imperfetto, allora lui risponde d'esserne consapevole ma di aver voluto indicare a noialtri scemi che "in questo periodo storico è importante amarsi di più". E dove siamo, agli esami 3 anni in uno del Cepu? In una puntata di "Al posto tuo" del 1998? Perché lo fai, disperato ragazzo mio, perché tenti di dare un messaggio e pretendi che sia anche utile? Va bene che Mauro Corona è analista politico, però tu contieniti, giovane e bello come sei: fai le canzonette, fai Alex Britti, se sei capace, e lascia stare il contenutismo.

       

Lodo ha detto anche un'altra cosa intelligente, anzi l'avrebbe detta se non fosse stato fermato dal timore di azioni legali per trauma arrecato a giovane grande talento con una vita difficile alle spalle. Sherol dos Santo canta il suo inedito (terrificante) ed è brava e sgraziata e forzata come sempre (lei è la Laura Pausini delle borgate, non ce ne libereremo mai più per questo), tutti la riempiono di complimenti per avere avuto il coraggio di raccontare una storia (non abbiamo capito quale, ma sono dettagli) e Lodo comincia a farle un appunto: lei piange e allora lui balbetta che no, non voleva, oddio, ma cosa ti ho fatto, ma cosa ti ho detto, sei stata bravissima, ti hai un mondo, continua così. Applausi. Piangete sempre, ragazze, e sarete salve: non ci sono favole per bambine ribelli che scalfiranno mai questa regola di condotta, non vi preoccupate. Gli animali che i maschi si portano dentro, pur di non avere beghe, vi diranno sempre di sì al primo accenno di lacrima. Lodo torna dunque nei ranghi e le dice: "La verità del tuo dolore ti rende non identica, non dimenticarti mai te stessa".

    

Meno male che c'è Anastasio, a salvarci dalla banalità del male. Fatelo imperatore dell'universo, tiratelo via da quel postaccio prima che lo contamini e lasciate che X Factor torni nelle mani di Simona Ventura.

   

Che voglia di punk, Santo Cielo.

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