Sam con la sua famiglia nella serie tv Atypical

La vita atipica di Sam (che è un po' anche la nostra)

Gaia Montanaro

Su Netflix la seconda stagione di Atypical. Serie tv con protagonista un adolescente autistico che ci ricorda che, malgrado tutti i nostri sforzi di provare a controllarla e organizzarla, la vita ci sfugge

La vita di Sam è fatta di regole. Di codici predefiniti da seguire. Di piccoli riti quotidiani abitudinari che lo fanno sentire al sicuro. Ma cosa succede se Sam, adolescente autistico con uno spassionato amore per i pinguini, l'Antartide e per la sua tartaruga Edison, comincia a sentire il desiderio di innamorarsi cioè di fare entrare nella sua vita l’imponderabile e provare a mettersi in gioco?

 

  

È arrivata su Netflix la seconda stagione di Atypical, serie creata dalla penna (in stato di grazia) di Robia Rashid, che torna a raccontarci le vicende di Sam Gardner e della sua famiglia. Così eravamo rimasti (con spoiler incorporati): Elsa e Doug – i genitori di Sam - dopo aver recuperato l'affiatamento di coppia, vengono sconvolti dalla deflagrazione emotiva causata dal tradimento di Elsa che viene scoperta mentre intrattiene una relazione clandestina. Casey, sorella caustica e al tempo stesso premurosa, è stata accettata in una scuola prestigiosa grazie agli ottimi risultati ottenuti in atletica ma è spaventata dalla prospettiva di abbandonare la realtà che già conosce e soprattutto il fratello. Sam, dal canto suo, deve fare i conti con le prime delusioni d’amore – con enorme pinguino di peluche sgozzato annesso (foto sotto) – e con l’irrompere di un’emotività che lo rende vulnerabile. Fino a qui tutto normale, standard, abbastanza comune. E proprio qui in realtà sta il punto. Atypical racconta di situazioni normali, di cui tutti bene o male possiamo avere fatto esperienza. Ma lo fa con una grazia, una delicatezza ed una profondità che sono speciali perché la prospettiva che adotta è quella di Sam. Atipica. Sam che è sincero fino quasi alla sfrontatezza, che non capisce i doppi sensi e i sotto testi, che stila una lista dei pro e dei contro delle ragazze, che incontra per capire chi possa essere “quella giusta”. Sam che, come ogni adolescente, ha sete di vita e vuole provare tutto, buttarsi, mettersi in gioco, ma sempre facendo i conti con quello che è. “Chi ha detto 'la pratica rende perfetti' era un idiota. Gli esseri umani non sono perfetti perché non sono macchine. La cosa migliore che si può dire della pratica è che rende migliori”.

 

Ma se la prima stagione aveva come cuore tematico l’atipicità di Sam che impatta nella realtà - caotica, emotiva e destabilizzante - questa seconda stagione si apre all’insegna di un racconto molto più corale che sviluppa le storie dei componenti della famiglia Gardner – tutti interessanti, ben scritti e veri. Il cuore della serie, che mantiene un tono lieve e garbato, sembra essere diventato il prendersi cura dell’altro e le implicazioni che questo comporta. Le vicende di Sam diventano una delle componenti del racconto ma non più quella centrale (almeno da quanto si evince nei primi episodi). Ciò nonostante, anche grazie alle interpretazioni precise e calibrate dei protagonisti, Atypical rimane una serie da vedere. Perché ci ricorda ancora una volta che, malgrado tutti i nostri sforzi di provare a controllarla e organizzarla, la vita ci sfugge. Scappa fuori. Perché è molto di più di quello che possiamo immaginare. Ed è sempre diversa, cambia sempre. Atipica.

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