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Per capire l'Isola dei famosi bisogna osservare come litigano i naufraghi

Manuel Peruzzo

Francesca Cipriani e Jonhatan, Alessia Mancini e Marco Ferri, Bianca Atzei e Elena Moralli, alla trasmissione di Canale 5 si asseconda pure Giucas Casella per non vedere i partecipanti battibeccare

Per capire le persone sull’Isola bisogna osservarle litigare. Jonathan pesca un pesciolino scheletrico, Cipriani ha la nausea e non lo mangia perché le fa impressione e chiede mezzo avocado: “Se Jonathan me lo vuole dare”. Jonathan sbotta, mica siamo all’asilo, è un mese e mezzo che la sfama, che prende pezzi di granchio e le dice che sanno di pollo ma lei niente, e le dice: “Quando morirai di fame mangerai”. Come una mamma a una figlia che fa i capricci. Cipriani fa un po’ la vittima, dice che non sa fare niente, piagnucola, si scusa con tutti, e Jonathan la blocca subito: non le sta dicendo che la odia, vuole solo un po’ di riconoscenza. Se le liti fossero tutte così non ci sarebbe niente di cui parlare. 

 

Alessia Mancini non discute: ti sgrida. È lì ad arringare tutti su quanto insensata fosse la richiesta di Marco Ferri di chiederle di spostarsi dal tronco volendo occupare il suo posto, essendo il tronco libero. Lui arriva e chiarisce che gli facevano male le palle e cercava un punto meno sporgente, e di non essersi reso conto d’aver urtato la sua sensibilità, di Alessia non del tronco, con quella richiesta. Alessia dice “sì vabbè”, come fanno le donne quando pensano di avere ragione e di essere incomprese da uomini che invece non calcolano minimamente le loro paturnie di donne, e insiste: “Era una frase inutile”. Marco le risponde: “Anche tu dici tante frasi inutili ma non le puntualizzo ogni volta”. La richiesta di Marco è semplice: se hai qualcosa da dirmi, dimmelo subito. È una richiesta da adulti. Ma Alessia non capisce e risponde che lui non ci arriva, che se lei avesse voluto nascondergli qualcosa non lo avrebbe detto a Jonathan che è suo amico e glielo avrebbe riferito (Alessia ragiona come una comare). Ma non era questa l’obiezione, Alessia, non ti sta chiedendo di non parlare alle sua spalle ma di prendere coraggio e dire subito se qualcosa ti dà così fastidio, di modo che tu non debba rompere le scatole a tutto il gruppo per ogni minima rimostranza. 

 

Bianca occupa la posizione della vittima. Le scorse settimane Elena Moralli ha accusato Bianca Atzei dell’infamia peggiore: di essere falsa. Bianca piange, come sempre, si fa consolare da Alessia, Nino, Franco che se la passano sulla spalla a turno. Elena e Bianca litigano in diretta, e Elena le ripete che è falsa, che si sente una gran signora, che si vanta di prendere più soldi degli altri, che è una manipolatrice. Bianca il giorno dopo piange, e si fa consolare da Amaurys singhiozzando: “Che ne sa lei dei mei sacrifici, il dolore, gli ostacoli”. La Atzei è emotivamente molto fragile. Secondo Filippo Nardi è “un paguro che si sposta di conchiglia in conchiglia”. Mara dallo studio le chiede un favore: “Non piangere più”. Cioè tradotto: sii un po’ meno te stessa.

 

Su Franco grava l’accusa di omofobia da parte di Craig che s’è ritirato per un infortunio. Il problema è che se l’accusa fosse presa sul serio, il figlio di Franco, che è parecchio telegenico, non avrebbe potuto continuare a frequentare i pomeriggi televisivi di Barbara D’Urso: carriera rovinata. Craig è collegato da quello che sembra un hotel in stile DDR arredato da Margioglio: c’è un putto d’oro in primo piano che distrae dal problema, e cioè Craig sostiene che Franco sia omofobo e di avergli detto che quelli come lui gli fanno schifo. Gli autori gestiscono la cosa come col resto (“è omofobia o strategia?”, si insinua): non si tenta di capire cosa pensino le persone, vige il codice Corleone e si lascia credere che Craig sia un mitomane. Manca il filmato, non ci sono le riprese, nessuno ha sentito nulla: è la sua parola contro quella di Franco, e non si capisce niente. Franco probabilmente non è l’esempio di progressismo liberal, ma nessuno che faccia notare che se sei adulto e ti offendi perché a uno non piaci in quanto gay sei messo male. L’accusa di omofobia su Canale 5 è ovviamente più grave dell’accusa d’avere amicizie vicine alla camorra, come ha scritto Rolling Stone la settimana scorsa. Il messaggio al pubblico di Canale 5 è: non si discrimina nessuno, manco gli autisti dei camorristi. 

 

Sul finale Giucas Casella ha rifatto un suo vecchio esperimento. Ha ipnotizzato tutti: naufraghi, gente in studio, telespettatori. Ha chiesto di incrociare le dita e mettersele sulla fronte. L’unica sana di mente pare essere Mara Venier: “Non ci sei riuscito in vent’anni, figurati se ci riesci ora”. Eppure tutti lo assecondano. A quel punto un dubbio: ma lo stanno compiacendo come un malato di mente o sono così messi male che ci credono? Il dubbio aumenta quando la nonna di un concorrente corre da Giucas per farsi slegare perché non riesce a staccare le mani, lui ci soffia sopra e lei lo ringrazia come se l’avesse salvata da un incendio. Lo stesso fa un’altra donna con il rossetto sbavato. Un’altra sviene (ma con gli occhi aperti). Pare uno spezzone di blob per spiegare perché il suffragio universale è fuori dal tempo ma in studio urlano “esperimento riuscito”, e Giucas salta emozionato e urla frasi incomprensibili e senza senso. E capiamo tutto: lo fanno per non doverci litigare.

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