Il vincitore di X Factor 11, Lorenzo Licitra (foto LaPresse)X

La rivincita dei “matusa” nella vittoria effimera di Licitra a X-Factor

Sergio Soave

Le ragioni “elettorali” dietro al successo a sorpresa in finale del tenore di Ragusa

Tutti gli osservatori hanno definito sorprendente, inattesa o almeno imprevista la vittoria di Lorenzo Licitra al talent show musicale di Sky X Factor, dove ha sconfitto i super favoriti Maneskin. Si è trattato di una votazione, anzi di una serie di votazioni, il che rende possibile, anche se forse non del tutto ragionevole, svolgere un esame dell’andamento del voto simile a quello che si applicherebbe a una consultazione politica. In primo luogo bisogna identificare la base elettorale: quella della finale probabilmente è stata più ampia di quella che aveva partecipato al voto nelle puntate precedenti e sicuramente più numerosa di quella che ha espresso il suo orientamento comperando i dischi o scaricando i video delle performance dei vari concorrenti. Su quella “base” la prevalenza dei Maneskin era evidente, ma si tratta di una base soprattutto giovanile, mentre probabilmente gli spettatori e i votanti della finale avevano una composizione demografica più varia. Come può aver influito questo sul voto? Si può ipotizzare che la platea più “matura” sia più sensibile al fascino di una voce da tenore di grazia, adattata con grande capacità al repertorio rock (ma a quello più datato, legato per esempio a Freddie Mercury rievocato con successo dal cantante siciliano). Se i due “partiti” che si sono confrontati sono quello giovanilistico e quello dei “matusa”, si può notare che i campioni dei primi, i Maneskin, non hanno fatto alcun tentativo di intrusione nell’area concorrente, mentre Licitra ha cercato di sottolineare l’aspetto rock delle sue esibizioni, persino cambiando all’ultimo momento la tonalità del suo “inedito”. Spinto in questa direzione da Mara Maionchi, che con i suoi 76 anni rappresenta un’icona “matusa” ma che dimostra una straordinaria intelligenza strategica, Licitra ha saputo, contrariamente a tutte le previsioni, a trovare una sintonia con il pubblico del Palaforum più coinvolgente di quella dei Maneskin.

 

Comunque finché le votazioni riguardavano più proposte, cioè finché aveva il carattere che in politica si direbbe proporzionale, il primato del gruppo rock giovanile restava consistente. I consensi dell’elettorato più maturo si distribuivano tra prima tre e poi due candidati. Alla fine, però, c’è stato un confronto a due, con un meccanismo che in politica si chiamerebbe ballottaggio. Quello che gli osservatori (più abituati a consultare le classifiche discografiche che i sondaggi politici, naturalmente) non avevano previsto è la confluenza dei consensi che prima si erano distribuiti tra varie proposte, su quella di Lorenzo, che appariva più vicina alla sensibilità e ai gusti di quelli che avevano prima sostenuto i concorrenti eliminati.

 

Un mix tra distribuzione demografica e effetti dei meccanismi di voto ha sconvolto le previsioni della vigilia e sovvertito l’ordine stabilito dai successi discografici. Naturalmente il vincitore di X Factor non deve costituire un governo, ma vendere dischi e affermarsi nel mercato della musica popolare. Per questo la sua vittoria potrebbe rivelarsi effimera, come è stata anche quella di molti vincitori delle edizioni precedenti. Questo naturalmente dipenderà dalla capacità della sua casa discografica (il premio consiste in un contratto con la Sony) di costruire un percorso, di trovare testi e musiche adatti a trasformare un successo in una carriera. Resta la soddisfazione di noi “matusa” di aver assistito a una rivincita del belcantismo sull’energia giovanilistica. Rivincita che magari dura una notte sola, ma una gran bella notte.

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