(foto LaPresse)

Caro Foglio, Rai3 sta più che bene e si è rinnovata parecchio. Una replica

Alessandro Lostia

Risposta numerologica a un nostro articolo critico

Al direttore - Lo so, le rettifiche sono noiose e suonano interessate, ma c’è sempre quella cosa dei fatti, a chi interessa. Nell’articolo su Rai3 uscito sul Foglio di sabato ci sono molti dati sbagliati che rendono fragili i suoi argomenti.

 

Concordo con l’autore Andrea Minuz sul fatto che la tv di Guglielmi sia stata grande. Però contrariamente a lui penso che Rai3 resti una rete indispensabile e di puro Servizio pubblico anche dopo quel periodo. Penso anche, da grande tifoso del Torino, che l’epoca di Pulici e Graziani sia stata grande ma non per questo ho smesso di tifare Toro. Non credo nell’Arcadia ma credo nell’evoluzione della specie. Soprattutto quando la specie in questione è l’industria multimediale italiana e mondiale. Un settore che ha subito negli ultimi 10 anni la più grande trasformazione tecnologica e di sistema mai vista. Quindi, una cosa da maneggiare con cura e studiare attentamente.

 

Qui parlerò solo di dati. Niente opinioni. Lo faccio perché una rete è il frutto di tanto lavoro collettivo e un misto matto di fatica, estro, fortuna, uomini e donne appassionati, notti e albe a fare del proprio meglio: e non nelle condizioni di serenità migliori, come si sa. Quindi darò i numeri, solo per rendere giustizia a tutti noi lavoratori innamorati di Rai3.

  

E’ una rete immobile una rete che ha innovato in un anno il 43,8% del suo palinsesto? Che ha fatto un’imponente restyling estetico di tutti i suoi programmi?

 

E’ una rete “che sta in piedi solo con i suoi format storici” una rete che lancia in un anno oltre 15 nuovi programmi e un ciclo di film interamente dedicato al cinema italiano, programmando anche film difficili come “Anime nere” e riuscendo a fare di media il 6,43% in prima serata?

 

E’ una rete che non fa Servizio pubblico una rete che programma “Fuocammare” in prima serata (share: 8%)? Che fa la campagna di liberazione per Gabriele Del Grande programmando il film “Io sto con la sposa?” O che parla di persone condannate ingiustamente con “Sono Innocente”?

 

E non è per “educare pedagogicamente” le masse – che pure vuol dire informare, sarebbe il concetto di “servizio pubblico” – che abbiamo deciso di parlare di unioni civili ma per fare buona tv. Per gli amanti dei fatti: “Stato civile” ha fatto di media il 5,60% e non il 4% come scritto dall’autore dell’articolo.

  

Pif che parla dell’attentato al giudice Palermo in access time intervistando Margherita Asta cosa fa? Per me fa Servizio pubblico. Oltre a fare ascolti che vale la pena di citare, se si fanno discorsi sugli ascolti (media di “Caro Marziano”: 7,5%).

 

Idem – ma sono io di parte? – è Servizio pubblico raccontare l’islam, lo jihadismo, la condizione delle donne islamiche, i rifugiati con “Islam, Italia” (6,2%) e dedicare una serie alle elezioni americane più spiazzanti degli ultimi anni con Casa Bianca (5.52%)…

  

L’informazione E’ Servizio pubblico, dicevamo. Per sua natura. “In mezz’ora”, i Tg nazionali e regionali, “Agorà”, “Report”, “#Cartabianca daytime”, “Presa diretta”…

  

E lo sono ovviamente “Chi l’ha visto?” (espanso con successo nel daytime) e “Mi Manda Rai3” (ritornato in prime time dopo anni di assenza). Va detto però che almeno su questi titoli Minuz la pensa come noi.

  

Anche la divulgazione scientifica è Servizio pubblico (“Ulisse”, “Geo”, “Kilimagiaro”).

  

Non ci sono altre risposte, per noi.

  

I punti di vista sono sacri, diciamolo chiaramente, ma sono sacri anche i fatti su cui si basano: se in prime time Rai3 quest’anno realizza ex novo anche “Le parole della settimana” (6,93%), “Rischiatutto” (10.8% quando si dice che una “rete non decolla”), “#Cartabianca (“lungo” sì, ma efficace visto” che viaggia al 4% di media). “Indovina chi viene a cena”, cosa fa? Cerca il cambiamento o cerca lo stallo messicano di tarantiniana memoria? Il nuovo “Che fuori tempo che fa” come lo si cataloga? Nuovo, semi-nuovo, vecchio? E con lui tutto quello che abbiamo ripensato e adattato all’oggi, consegnandolo a risultati ancora migliori, in che categoria rientra? Nell’innovazione o nella conservazione? Io risponderei sempre nuovo alla domanda A e innovazione alla B. Probabilmente, bisognerebbe chiederlo a quelli di Apple che ogni anno “"”rifanno gli stessi prodotti”.

  

Che “FuoriRoma” con Concita De Gregorio a qualcuno possa non piacere, ne prendiamo atto: a noi risulta che piaccia molto, che sia un’idea nuova ed efficace di raccontare la politica e l’Italia. Ma almeno sui numeri dobbiamo essere tutti d’accordo: il 3% riportato deve essere un refuso perché il programma ad oggi ha una media del 5%.

  

Capita anche di trovare su Rai3 “cose antitelevisive” (cfr. articolo) come “Gazebo”, per poi scoprire che sfiora il 6%. Il nuovo “Gazebo Social News” in access è uno dei successi indiscutibili di questa direzione, come lo sono i nuovi programmi di Lerner, Pif, De Gregorio, Gramellini e Sabrina Giannini. Se Rai3 continua ad essere la terza rete in termini di ascolti dopo Rai1 e Canale5, qualche motivo televisivo ci sarà: ed è difficile chiamarla “crisi”, ferme restando le opinioni sacre eccetera. E noi crediamo che uno di quei motivi sia il grande e preparato lavoro fatto da tutti noi quest’anno: non per cantarsela, ma per segnalare una certa ingenuità nell’idea di trattare il prodotto Rai3 come il frutto di superficiali meccanismi che si creano da soli tra la sbadataggine di un’azienda e dei suoi lavoratori. “Ci stiamo lavorando, fratello”, per citare ancora Tarantino. La numerologia è un sapere antico, mentre l’auditel è un sapere decisamente più recente, quindi non voglio sfidare le forze occulte e mi fermo qui con i numeri. Non tutto luccica in Rai, questo è ovvio, e fare le cose non è per niente facile – anche per cospicue distrazioni e avversioni esterne – ma poi quando ti guardi indietro vedi che hai fatto delle cose. Delle cose buone, e che funzionano.

Grazie per questo spazio. E grazie a tutta la rete e ai programmi che non sono riuscito a citare. Cordiali saluti,

   

Alessandro Lostia, vicedirettore Rai3

  

Ps: il concertone del Primo maggio è andato benissimo: + 3 punti rispetto all’anno scorso nel daytime, stabile e solido nel prime time.

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