(foto EPA)

Il tesoro delle app

Maurizio Stefanini

Così si è allargato il club di chi si è arricchito ideando strumenti ad alto tasso tecnologico e capaci di farci vivere al passo con il virus. Dalle piattaforme  per scambiare criptovalute e quelle per appuntamenti 

C’è David Vélez, colombiano. Ha inventato una banca digitale con commissioni talmente a buon mercato che sta sbancando, è il caso di dirlo, la concorrenza dell’intera America latina. Ci sono  Victor Jacobsson e Sebastian Siemiatkowski, svedesi. Grazie a loro, si può comprare a piccole rate piuttosto che con carta di credito. Ma con uno schema del genere è diventato miliardario anche l’ucraino naturalizzato americano Max Levchin.  In alternativa, con Square di Jack Dorsey si può invece pagare via cellulare, e con StoneCo dei brasiliani Andre Street e Eduardo de Pontes con un sistema online basato sul cloud.  Insomma, chi facilita gli acquisti alla gente costretta in casa va alla grande. Ma chi è in lockdown ha anche bisogno di contatto umano, oltre che di acquistare. Senza rischiare troppo, però: sono o no anche i tempi del MeToo? A soli 31 anni, Whitney Wolfe è diventata miliardaria grazie a un’app di appuntamenti “femminista”, pensata “dalla parte di lei”. 

   

Sono tutti membri di un ideale club di Ricchi da app che sono esplose durante la pandemia. Il fenomeno è ovviamente più ampio, dal momento che esistono  5,2 milioni di nuovi milionari (in dollari) stimati nell’annuale rapporto sulla ricchezza global del Credit Suisse. Per la prima volta nella storia, salito a 56,1 milioni, il numero dei milionari ha superato l’1 per cento della popolazione adulta del pianeta.  Negli Stati Uniti ci sono 1,7 milioni di milionari in più, portando il totale nazionale a 22 milioni. Altri 633.000 se ne sono aggiunti in Germania, 392.000 in Australia, 390.000 in Giappone, 309.000 in Francia, 258.000 nel Regno Unito. 

    

Whitney Wolfe è diventata miliardaria grazie a un’app di appuntamenti “femminista”, pensata “dalla parte di lei”

   

Attenzione, però. In altri paesi, invece, il numero dei milionari è diminuito. Meno 108.000 in Brasile, meno 66.000 in India, meno 44.000 in Russia, meno 40.000 a Hong Kong, meno 39.000 negli Emirati Arabi Uniti, meno 32.000 in Arabia Saudita. E già questa geopolitica indica qualcosa  sull’evoluzione in corso. Per sostenere i paesi in prima linea contro la pandemia, infatti, le banche centrali hanno portato il prezzo del denaro a zero, acquistando anche titoli di stato in quantità. Dall’altra, si stanno promettendo investimenti massicci, spiegando che il necessario rilancio post pandemia potrà essere l’occasione per un ampio rinnovamento delle infrastrutture, specie in vista della annunciata transizione ecologica. Ripresa della Borsa, dunque, da fine 2020. E febbre da criptovalute, da cui si aspettano ritorni più alti di quelli offerti da investimenti più tradizionali, in un mondo di tassi di interesse nulli.   

     

Nel divario tra chi cresce e chi scende, però, hanno giocato anche altri fattori. Se davvero lo smart working è destinato a restare anche dopo la pandemia, allora avrà un impatto anche sul settore edilizio, perché la gente che lavora da casa avrà bisogno che la casa sia ancora più comoda. Ma ci si sposterà di meno: dunque giù il settore petrolifero, e ancora più giù per le parole d’ordine sulla transizione ecologica.  

    

Il Covid ha favorito gli imprenditori di Big Pharma, tra i quali Forbes ha contato sette nuovi miliardari

    

Ovviamente, l’emergenza Covid ha portato poi su gli imprenditori di Big Pharma, tra i quali Forbes ha contato una pattuglia di sette nuovi miliardari. Primo è Ugur Sahin, medico di origine turca che nel 2008 assieme alla moglie Özlem Türeci  ha fondato a Magonza la BioNTech, di cui possiede tuttora il 17 per cento. E’ la società che, assieme a Pfizer, ha prodotto il primo vaccino anti Covid approvato dalle autorità sanitarie. Il suo patrimonio è ora di 4,2 miliardi.  

    

Un altro importante vaccino anti Covid è quello di Moderna, di cui è amministratore delegato il francese Stéphane Bancel. Tuttora proprietario del 6 per cento della società, anche se da marzo ha venduto un terzo del suo pacchetto, ha un patrimonio da 4,1 miliardi. Così come un patrimonio da 4,1 miliardi lo ha pure Yuan Liping, che ha rilevato il 24 per cento di Shenzhen Kangtai Biological, tra  i principali produttori di vaccino in Cina. Quarto in questa classifica è, con 3,9 miliardi, l’altro cinese Hu Kun, presidente della produttrice di dispositivi medici Contec Medical Systems. Quinto è il canadese Carl Hansen, con 2,9 miliardi. E’ amministratore delegato e co-fondatore di AbCellera, azienda biotech di Vancouver che lo scorso novembre ha scoperto un anticorpo approvato dalla Fda Usa per trattare il Covid. Sesto con 1,6 miliardi è Timothy Springer, immunologo statunitense. Docente di Chimica biologica e Farmacologia molecolare a Harvard, fu nel 2010 tra i fondatori di Moderna, in cui investì 5 milioni. E poi, ultimo di questi “Magnifici Sette del Big Pharma”  individuati da Forbes c’è un italiano: Sergio Stevanato, con 1,8 miliardi. Presidente di un’azienda di imballaggi medici fondata a Venezia nel 1949, è il secondo produttore mondiale di fiale di vetro. Un tipo di aggeggi in apparenza umile e poco tecnologico, ma di cui c’è evidentemente bisogno come il pane per trattare le enormi quantità di vaccini che stanno venendo trattare.

     

Ma a parte Big Pharma, l’altro grande settore che con la pandemia ha creato occasioni per arricchirsi è il Fintech.  E-commerce, app di trading e app di pagamento, che hanno intercettato sia le nuove necessità, sia le semplici comodità da potere svolgere sul divano di casa. Ma anche la già citata febbre per le criptovalute. E anche in questo campo ci sono nomi eccellenti indicati da Forbes, secondo cui il patrimonio complessivo di questi grandi del Fintech sarebbe arrivato a 327,7 miliardi di dollari. Alcuni dei loro nomi erano, ovviamente, già piuttosto noti. Ben 59 di questi miliardi, in particolare, appartengono all’ex-sindaco di New York Michael Bloomberg, con la sua Bloomberg Lp di servizi finanziari, software e media. E 21,4 miliardi a Pierre Omidyar, l’oriundo franco-iraniano naturalizzato statunitense diventato miliardario a 31 anni nel 1998 grazie a e-Bay.  Primo sito al mondo di aste online, tre anni prima aveva esordito col nome di AuctionWeb. Che sia stata fondata per aiutare la ragazza di Omidyar a vendere caramelle è leggenda, che la sua prima vendita sia stata per 14 dollari un puntatore laser rotto è invece vero. Omidyar chiese all’acquirente se era sicuro, e questo spiegò che di puntatori laser rotti stava facendo collezione.   

   

Gemini scambia criptovalute e ha acquistato la piattaforma di aste d’arte digitale Nifty Gateway

   

Nato nel 1976 a Saint Louis, madre di origine italiana, Jack Dorsey aveva 30 anni quando creò Twitter. Il 21 marzo 2006, il primo Tweet della storia fu poi venduto per beneficenza: siamo di fronte a un filantropo che per aiutare a combattere il Covid ha stanziato un miliardo. Ma gliene restano comunque altri 12 e mezzo grazie in particolare alla già citata Square. L’idea gli venne nel febbraio del 2009, quando un amico soffiatore di vetro laureato in Scienze informatiche ed Economia gli telefonò per lamentarsi di non aver potuto fare una vendita da 2.000 dollari. “Non sono attrezzato per carte di credito”. In capo a un anno, fu  realizzato un gadget in grado di leggere la banda magnetica della carta di credito tramite smartphone: un quadratino di plastica, da cui ha tratto il nome. Il software è capace di codificare e decodificare i dati identificativi della carta di credito in segnale audio, su un account digitale collegato al conto bancario. In pandemia, nel febbraio del 2021 le azioni di Square hanno superato i 220 dollari l’una, dopo che a partire da ottobre aveva deciso di investire 220 milioni in bitcoin. 

 

Oltre 6 miliardi di dollari corrispondono al 38enne Brian Armstrong, un ex ingegnere di Airbnb che nel giugno del 2012 fondò Coinbase grazie a 150.000 dollari ricevuti dal programma di incubatori di startup Y Combinator. Dall’ottobre successivo la società lanciò servizi per acquistare e vendere bitcoin attraverso bonifici bancari. Proprio in clima di febbre da criptovalute dal 14 aprile 2021 Coinbase si è quotata al Nasdaq e ha riscosso un successo tale da pareggiare la capitalizzazione di mostri sacri come Goldman Sachs. 

   

Ripple è un sistema di trasferimento di fondi in tempo reale per gli scambi in valute e per l’invio di rimesse gratis

  

Valgono 3 miliardi a testa  i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, due quarantenni ex olimpionici di canottaggio che furono in realtà i primi ad avere quell’idea che poi Zuckerberg scippò loro, creando Facebook. Indennizzati in tribunale con 65 milioni, hanno creato quel marchio Gemini che scambia non solo criptovalute ma che ha anche acquistato la  piattaforma di aste d’arte digitale Nifty Gateway, venditrice della prima opera d’arte Nft  (Non-fungible token, un file digitale unico nel suo genere, tracciato su quel libro mastro digitale noto come blockchain che è normalmente usato appunto per le criptovalute). Il loro obiettivo è creare un nuovo mondo virtuale, il “metavers”, attraverso il quale si possano acquistare e vendere in blockchain risorse digitali di tutti i tipi: non solo criptovalute ma anche arte, musica, proprietà immobiliari, persino intere aziende. 

 

Vale 3,4 miliardi Chris Larsen; 61enne di San Francisco che ha donato un milione per aiutare le vittime della crisi da pandemia, dopo aver creato nel 2012 Ripple: un sistema di trasferimento di fondi in tempo reale per gli scambi in valute e per l’invio di rimesse gratis a livello globale. Strumenti ne sono un protocollo internet open source, in cui le transazioni sono registrate su un libro mastro la cui integrità e affidabilità sono garantite da un sistema di verifica basato sul consenso, e una propria valuta digitale, chiamata anch’essa Ripple.

 

La regione dove  galoppano i promotori di sistemi di pagamento è l’America latina, proprio perché la gran parte dei suoi abitanti usa ancora i contanti per le transazioni quotidiane. Andree Street con un patrimonio da 2,5 miliardi e Eduardo de Pontes con uno da 2,4 sono i due brasiliani fondatori di StoneCo. E’ una società che offre via cloud l’accettazione dei pagamenti, strumenti di gestione dell’e-commerce e servizi di credito ai commercianti, e che in clima di prepandemia nel primo trimestre del 2020 era già arrivata a gestire il 51 per cento delle transazioni brasiliane di e-commerce. Ha continuato a crescere, al punto che Warren Buffett a marzo vi ha voluto investire 14,2 milioni. 

Ma in Brasile opera anche PagSeguro Digital, una società di servizi finanziari e pagamenti digitali che offre software di elaborazione dei pagamenti per siti web di e-commerce e applicazioni mobili e terminali per punti vendita. Nasce da Universo online: il più grande portale Internet del Brasile, con oltre 50 milioni di visitatori unici e 6,7 miliardi di pagine visualizzate ogni mese, a sua volta emanazione dell’autorevole quotidiano A Folha di San Paolo. Il presidente Luis Frias dunque per i brasiliani è soprattutto l’editore, ma per la finanza internazionale è  invece l’uomo di PagSeguro, con una fortuna da 4,6 miliardi.  

 

David Vélez, patrimonio da 5,2 miliardi di dollari, è colombiano. La sua banca digitale Nubank fu però creata nel 2013 anch’essa per il Brasile, sfruttando lo scarso servizio clienti e le commissioni elevate delle banche locali. La sua startup ha attratto 35 milioni di clienti in Brasile, Messico e Colombia e oggi ha una valutazione di 25 miliardi di dollari: la neobank di maggior valore al mondo.

 

Ma aiutare a pagare non è importante solo in America latina. Anche gli svedesi Victor Jacobsson (2,7 miliardi di dollari di patrimonio) e Sebastian Siemiatkowski (2,2 miliardi) sono diventati ricchi grazie a Klarna e al suo “buy-now, pay-later”: un modello di acquisto che consente ai consumatori di accedere a piccoli prestiti rateali per finanziare gli acquisti, al posto delle carte di credito. In pandemia ha triplicato di valore rispetto al settembre del 2020, arrivando a marzo a una valutazione di 31 miliardi di dollari. L’ucraino naturalizzato americano Max Levchin, patrimonio di 2,2 miliardi di dollari, con la sua fintech di pagamenti rateizzati Affirm, grazie alla pandemia, tra novembre 2019 e luglio 2020 ha raddoppiato i suoi clienti, arrivando a 5,6 milioni. E così è entrato nella classifica dei miliardari stilata da Forbes.

 

E poi, appunto, c’è la storia di della 31enne Whitney Wolfe Herd, creatrice di Bumble, una app femminista con oltre 35 milioni di utenti il cui obiettivo dichiarato è quello di riformare le regole del gioco “per cambiare le dinamiche quando si tratta di flirtare”, con l’imporre che siano le donne a fare il primo passo. Un “potenziamento” per “combattere contro le usanze nelle relazioni eterosessuali che sono diventate obsolete”, e che ha trasformato la ragazza di Salt Lake City non solo in una delle 100 self made women più ricche, ma addirittura nella più giovane a riuscirci. Madre di un bambino di 18 mesi, entrata nel Nasdaq con un patrimonio da 1,3 miliardi, Whitney Wolfe Herd è una delle 328 donne sui 2.755 miliardari della lista Forbes, in cui è entrata appunto ad aprile, anche lei beneficiata dalla pandemia. Ma la sua fortuna è iniziata con un trauma. Co-fondatrice della popolarissima app di appuntamenti Tinder,  era stata vicepresidente del marketing per due anni, prima di denunciare per molestie sessuali il suo capo ed ex partner Justin Mateen. “Te ne pentirai”, “puttana”, “cercatrice d’oro” era il tenore di alcuni messaggi da lui inviati dopo la fine della loro relazione, e da lei portati in tribunale. Risarcita con un milione di dollari, ha però subìto molestie online al punto da dover cancellare il suo account Twitter. In collaborazione con il miliardario russo Andrey Andreev, fondatore del social network Badoo, nel 2014 ha allora lanciato la sua idea.  “Ho iniziato a pensare a come ci si sente a essere una giovane donna che esce con i ragazzi e mi sono resa conto di quanto fosse grave la situazione e di quanto sia dolorosa”, ha spiegato. “Mi sono resa conto di quanti giorni e notti mi sono angosciata perché un uomo non ha risposto ai miei messaggi”.   
                        

Nella sua app solo le ragazze possono iniziare a parlare. La differenza principale con Tinder è che, una volta raggiunta la corrispondenza, l’utente ha un giorno per iniziare la conversazione. In caso contrario, l’uomo scomparirà dalla  lista chat Il servizio premium consente di evitare che le chat scadano o di recuperarle. A parte gli appuntamenti, Bumble permette anche di fare nuove amicizie e di ampliare la rete di contatti professionali. 

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