Zuckerberg porta in tribunale Modi e la sua mania di sorveglianza

Cecilia Sala

Scontro in un mercato succulento per le big tech: Whatsapp e Twitter hanno intentato una causa contro il governo indiano per bloccare una legge che lede la privacy di circa un mezzo miliardo di utenti.

Le Big Tech sono quasi diventate degli stati nazionali, con un territorio immateriale e un tipo di sovranità tutta loro? E, soprattutto, possano fare concorrenza agli stati nazionali? E’ una domanda su cui ha riflettuto Angela Merkel come il commissario per il Mercato interno dell’Unione Thierry Breton. Ne ha parlato Vladimir Putin all’ultimo meeting di Davos ed è un’ossessione – ma soprattutto una questione personale – per Donald Trump. Il dibattito esiste sia nelle democrazie sia, con tutt’altri metodi e obiettivi, nelle autocrazie. Adesso, tra le Big Tech e l’India sta succedendo qualcosa di straordinario. Nel senso che le une stanno portando in tribunale l’altra.

 

Le società protagoniste sono WhatsApp, che è stata comprata da Facebook sette anni fa per 19 miliardi di dollari, e Twitter.  

 

WhatsApp ha intentato una causa contro il governo di Narendra Modi per bloccare l’entrata in vigore di una legge, la “surveillance law”, che costringere l’app di Facebook a violare la privacy dei propri utenti indiani, cioè di quasi mezzo miliardo di persone. E, potenzialmente, costituisce un precedente pericoloso per gli utenti di tutto il resto del mondo. La società di Zuckerberg spera che la Corte suprema fermi la “surveillance law” perché vìola il diritto alla riservatezza previsto nella Costituzione indiana, e lo fa obbligando la piattaforma social a identificare il “primo utente a generare un’informazione” quando le autorità del governo lo richiedono. Costringe così WhatsApp e le altre applicazioni di messaggistica a scoprire chi sia stato il “creatore” di un messaggio – magari un politico dell’opposizione, un sindacalista o un attivista contro il cambiamento climatico – che poi si diffonde a catena nelle chat private o nei gruppi. Non solo, chiede alla piattaforma di “bucare” la propria crittografia end-to-end, un sistema informatico sofisticato pensato proprio per tutelare e rendere irrintracciabili le conversazioni degli iscritti. Un sistema di cui WhatsApp ha fatto un vanto dal giorno in cui lo ha inaugurato e che, per rispettare le nuove regole indiane, dovrebbe rivedere completamente. 


Richiedere alle app di messaggistica di ‘tracciare’ le chat è l’equivalente di chiederci di conservare un’impronta digitale di ogni messaggio, questo infrange la nostra crittografia e mina un diritto fondamentale come quello alla privacy”, ha commentato con una nota la società. WhatsApp è la più famosa, ma non è stata l’unica a ribellarsi al provvedimento del governo, esistono altre contestazioni pendenti al tribunale di Delhi e in altri uffici giudiziari del paese. Soprattutto da parte dei giornalisti, che temono l’estensione della legge sulla sorveglianza tecnologica alle testate online, a cominciare dall’imposizione anche per loro degli “standard di decenza e buon gusto”.

 


Questo è solo l’ultimo capitolo della battaglia tra le Big Tech e l’India di Modi che – oltre a Facebook – si è già scontrato con Google e soprattutto con Twitter. La società guidata da Jack Dorsey ha definito “tattiche di intimidazione” quelle del governo indiano e ha invitato Modi a “rispettare la libertà di espressione”. Questo dopo che l’India ha chiesto di bloccare tutti i post degli utenti in cui si faceva riferimento alla “variante indiana” del coronavirus e quelli che contenevano critiche alla gestione della pandemia o raccontavano le proteste dei contadini. In questo clima, una decina di poliziotti dell’antiterrorismo d’élite si sono presentati negli uffici di Twitter a Nuova Delhi, protestando contro il modo in cui la società aveva etichettato i post di alti funzionari del partito di Modi, il Bharatiya Janata.

 

Quei dirigenti di Twitter adesso rischiano fino a sette anni di carcere, sempre che la società non rimuova i contenuti che non piacciono al partito di governo. A oggi, sembra piuttosto che Twitter sia pronta a dare battaglia finché l’esecutivo di Modi non modificherà le norme sulla tecnologia. E’ uno scontro senza precedenti, e va in scena in un paese dove tutte e tre le “over the top” hanno investito moltissimo, perché è uno dei più importanti mercati in crescita per il settore tech.

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