Mark Zuckerberg (foto LaPresse)

Nessuno vuole Libra

Eugenio Cau

Dai banchieri centrali ai ministri dei governi di mezzo mondo, solo critiche per la moneta digitale di Facebook

Milano. Ecco un elenco non esaustivo delle istituzioni politiche e finanziarie che si sono pronunciate con toni scettici e/o contrari nei confronti di Libra, il progetto di moneta virtuale presentato e promosso da Facebook: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump; il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, il ministro delle Finanze statunitense, Steven Mnuchin, il direttore ad interim del Fondo monetario internazionale, David Lipton, uno dei membri del comitato esecutivo della Banca centrale europea, Benoît Coeuré, i banchieri centrali di Cina, Regno Unito, Francia, Singapore, Italia (in un’intervista alla fine del mese scorso con il Foglio, Ignazio Visco ha parlato di molti rischi, dalla sicurezza al riciclaggio, ma ha detto anche che l’innovazione in finanza non deve essere temuta; più di recente, qualche giorno fa, ha parlato del “rischio di danneggiare i risparmiatori”).

 

Ieri, inoltre, a Chantilly, Francia, si è aperto il G7 dei ministri delle Finanze, e il ministro francese Bruno Le Maire, che ospita l’evento, ha detto che una delle priorità dell’incontro sarà trovare il modo di arginare i rischi di un progetto come Libra. Davanti ai giornalisti ha aggiunto: “Non possiamo permettere che ci sia una valuta di scambio che ha lo stesso potere e lo stesso ruolo delle valute sovrane”. Alla fine di giugno la Francia ha creato una task force all’interno del G7 per esaminare i possibili pericoli creati da Libra. Più di recente, il Giappone ha creato un gruppo di lavoro con intenti simili, formato dal ministero delle Finanze, dalla Banca centrale e dal principale regolatore finanziario del paese.

 

Non solo. La commissione bancaria del Senato americano ieri e martedì ha tenuto un’udienza su Libra e ha interrogato David Marcus, il manager scelto da Mark Zuckerberg per occuparsi della criptovaluta per conto di Facebook. Lo scetticismo e la scarsa fiducia sono risultati bipartisan – anche se i repubblicani sono stati generalmente più concilianti. “Facebook è pericoloso”, ha detto il senatore Sherrod Brown, democratico dell’Ohio; “Ragazzi, io non mi fido di voi”, ha detto la senatrice Martha McSally, repubblicana dell’Arizona.

 

A questo potremmo aggiungere lo scetticismo nel mondo del business. Le banche di tutto il mondo hanno avuto nei confronti di Libra una reazione che è andata dallo stupito al rabbioso, ed è facile capire perché: Facebook vuole divorarle. Il New York Times un paio di settimane fa ha raccontato che Facebook avrebbe proposto ad alcune grosse banche americane come Goldman Sachs e JPMorgan di entrare nel consorzio Libra, ma che queste avrebbero rifiutato. Secondo lo stesso articolo a firma di Nathaniel Popper, inoltre, alcuni dei membri che poi sono entrati nel consorzio, come Mastercard, si sono aggiunti all’ultimo e con scarso entusiasmo. Alcuni hanno firmato accordi non vincolanti, come a dire: al primo problema ci sfiliamo. (Promemoria: benché ideato e promosso da Facebook, il progetto Libra dovrebbe essere governato da un consorzio indipendente basato in Svizzera di cui Facebook è soltanto uno dei membri, senza maggior potere sugli altri. I critici tuttavia ricordano altri progetti simili – come quello di portare internet nei paesi del terzo mondo – che partirono come iniziative multilaterali e si concretizzarono in azioni unilaterali del social network).

 

L’avanzata trionfale di Libra, per ora, si è trasformata in un gigantesco flop mediatico, che potrebbe rallentare o forse perfino danneggiare irreparabilmente il lancio della moneta digitale di Facebook. Le ragioni di questo flop sono principalmente due. La prima è che Facebook non vuole introdurre un nuovo Bitcoin. Il suo intento è creare un sistema finanziario alternativo a quello attualmente esistente, in cui sia possibile trasferire denaro in tutto il mondo con commissioni molto basse. E’ facile comprendere come i guardiani del sistema attuale non siano contenti di avere un concorrente vorace, imprevedibile e pericoloso. Il secondo problema è Facebook stesso. Come ha detto la senatrice dell’Arizona, “ragazzi, io non mi fido di voi” è il tema principale di tutte le critiche a Libra. Anche chi è scontento dell’attuale sistema finanziario non può fare a meno di chiedersi: “Ma perché dovrei passare dal controllo della Banche centrali a quello di Mark Zuckerberg?”.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.