La ricerca non dice solo che il mais Ogm è sicuro. Dice anche che è migliore

Roberto Defez

Politica e scienza. Tra un no-vax e un no-ogm il passo è breve

Alcune bugie hanno le gambe lunghe. Quella poi che il mais ogm è pericoloso, le ha lunghissime. Da decenni organizzazioni ambientaliste, di agricoltori, della grande distribuzione e della ristorazione di lusso hanno fatto cartello con l’unico intento di diffondere paure sugli Ogm e alimentare le angosce irrazionali dei consumatori, spingendoli ad aumentare i costi della spesa alimentare delle famiglie. L’illusionismo è che alimenti senza Ogm o biologici siano più sicuri: una bugia che corre da anni. Una falsità che dimentica, ad esempio, che i 53 morti in Germania nel 2011 per un batterio killer, avevano consumato alimenti biologici. Ad oggi non esiste un solo caso al mondo di una singola persona ospedalizzata per aver consumato un qualunque tipo di pianta Ogm. La pubblicità degli anti-Ogm, difatti, non si fonda su basi scientifiche, ma su interessi economici: i loro.

  

Invece, l’analisi appena pubblicata dai ricercatori della Scuola S. Anna di Pisa non dice che il mais ogm non è pericoloso. Dice una cosa diversa, dice che è migliore. Rispetto al mais tradizionale, il mais ogm è più sicuro per la salute umana, è più rispettoso per l’ambiente e più redditizio per gli agricoltori. Più sicuro perché ha almeno tre volte meno micotossine, le fumonisine, sospettate di causare tumori esofagei e malformazioni neonatali. Più rispettoso per l’ambiente perché evita due trattamenti con insetticidi l’anno. E anche più redditizio perché i raccolti sono più abbondanti. Inoltre, gli scienziati pisani hanno usato solo studi pubblicati sulle migliori riviste internazionali. Ma così facendo hanno sottostimato i vantaggi per l’Italia del mais Ogm rispetto al mais tradizionale. Sì, perché siamo bombardati da anni da pubblicità che ci dicono quanto siamo belli, bravi e che tutto quello che cresce in Italia è più buono di tutto quello che viene da fuori. Come Pino Daniele che ci ricordava che ogni “scarrafone” è bello per la propria madre.

  

In gran parte è vero che siamo “unici”, ma questa nostra unicità lo è anche per quanto riguarda i parassiti. Il mais italiano viene coltivato per il 90 per cento in pianura padana, dove ci sono più parassiti e più funghi patogeni di quanti non ce ne siano in Germania o in Ucraina. Come fare a difendere il nostro mais? O con gli insetticidi (biologici o tradizionali che siano sempre dannosi sono) oppure col mais ogm. Bisogna dirsi che circa metà di tutto il mais prodotto in Italia nell’ultimo decennio è vietato per il consumo umano a causa della quantità elevata di fumonisine. Stiamo smettendo di coltivare mais e nel 2018 produrremo meno del 50 per cento del mais che usiamo, importando mais per un miliardo di euro. Un miliardo di euro sprecati e scippati dalle tasche dei nostri agricoltori. Un vero delirio. Anche perché parte del mais che importiamo è Ogm. Così come la soia che usiamo è quasi tutta Ogm, tutta importata per un miliardo e quattrocento milioni di euro. Importiamo milioni di tonnellate di Ogm “Made out of Italy”, con cui da 22 anni produciamo il meglio di prosciutti e formaggi “Made in Italy”. Quasi che i nostri agricoltori siano incapaci, per legge, a produrre le stesse cose che importiamo. In questa notte della ragione si dimentica che il mais Ogm è fuori brevetto da tre anni e si può coltivare senza dipendere da multinazionali. Oppure che la guardia forestale non ha mai riscontrato nessun commistione involontaria tra i campi di mais ogm coltivati da Silvano Dalla Libera o Giorgio Fidenato in Friuli e i campi a mais tradizionale dei vicini distanti solo cinque metri. Quindi la coesistenza tra agricolture non è solo possibile, ma è anche facile da attuare.

  

In questo clima di post-verità nascono anche le fobie per l’olio di palma che non è più dannoso di altri grassi o l’ossessione per l’uso di salvifici “grani anziani” (centotre anni di vita non li rendono “antichi”) che pure hanno la stessa quantità di proteine di quelli moderni. Oppure i negazionisti della Xylella che non accettano che sia il batterio a causare l’epidemia degli ulivi pugliesi. Insomma, una volta che si abbandona la prova scientifica come base del ragionamento tra un no-vax e un no-Ogm il passo è breve e non servono le lunghe gambe delle loro bugie.

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