Foto tratta dal sito della Airbus

Auto volanti entro il 2020: Airbus supera in un colpo solo Uber e Google

Giovanni Battistuzzi

Al Digital Life Design di Monaco il ceo della società francese, Tom Enders, ha annunciato che entro fine anno inizieranno i test sul primo modello di aero-taxi. I numeri della Air Mobility economy

Ieri a Monaco nel corso del Digital Life Design, la più importante conferenza europea sulla tecnologia e l’innovazione, il futuro dell’auto a guida automatica è sembrato d’un tratto un po’ meno futuro. Colpa di Tom Enders, ceo di Airbus, che a Monaco ha annunciato l’avvento di una nuova èra: non più Urban Mobility, ma Urban Air Mobility. Così si chiama la divisione tecnologica che la società francese ha presentato e che entro fine anno passerà alla fase di sperimentazione su strada, o meglio in aria. “Siamo ultimando la progettazione, abbiamo completato quella relativa ai software e alla sperimentazione tramite simulatore. Stiamo affrontando la questione in modo estremamente serio e prima del termine del 2017 testeremo il nostro primo modello di auto volante, un aero-taxi a guida autonoma”.

Il progetto Vahana ha preso il via segretamente nei primi mesi del 2016 e punta a sfruttare l’ultima dimensione ancora non occupata dello spostamento urbano, l’aria. Se infatti “un secolo fa il trasporto si è spostato sottoterra, ora abbiamo i mezzi tecnologici per conquistare il cielo”, ha detto Enders. Come evidenziato da uno studio del 2014 del Mit (Massachusetts Institute of Tecnology) le vie per decongestionare le nostre città dal traffico cittadino sono essenzialmente due: una riguarda la razionalizzazione del movimento urbano, che si ottiene dalla diminuzione delle auto private, dal miglioramento dell’efficienza del servizio pubblico e dall’incentivo delle politiche di sharing economy legate al trasporto; la seconda invece riguarda la corsa tecnologica al cosiddetto “spazio verticale”, da percorrersi non però tramite la creazione di strade sopraelevate, ma dall’utilizzo dell’etere come strada.


Il progetto per il cosiddetto ultimo miglio nella mobilità urbana (foto tratta dal sito di Airbus)


L’istituto di Boston aveva stimato in circa 170 miliardi di dollari il giro d’affari potenziale immediato di uno sviluppo del trasporto aereo urbano, una cifra poco inferiore all’uno per cento del pil americano. Un settore che sinora non è mai stato sviluppato per tre ragioni:

– mancanza di praticità (l’elicottero occupa banalmente uno spazio maggiore di quello delle automobili e a causa delle pale risulta pericolo per la sicurezza urbana);
– costo elevato sia in termini economici, che di tempo (la patente di volo è costosa e richiede tempi lunghi);
– tecnologia non sufficientemente evoluta.

 

Motivi che il gruppo Airbus sta cercando di ovviare con la creazione di un’automobile volante a guida automatica che utilizzerebbe in esclusiva tramite una società privata di trasporto urbano.

 

Secondo i piani societari, il lancio commerciale del progetto dovrebbe esserci nel 2020. Tre anni nei quali gli stati dovranno porsi il problema di una serie di norme che permettano a questi nuovi veicoli/velivoli di poter percorrere le strade d’aria cittadine. Come segnalato dal Mit già nel 2014, l’ammodernamento normativo sarebbe fondamentale per non rallentare e compromettere lo sviluppo tecnologico di un mezzo che potrebbe “comportare sia un netto miglioramento della mobilità urbana, sia una possibilità non marginale di crescita economica”.

 


 

Una prima versione di questo articolo riportava erroneamente il dato sull'1 per cento del pil americano. L'abbiamo corretto in seguito alla segnalazione di un lettore, che ringraziamo.