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#covfefe

Michele Boroni

Un refuso in un tweet di Trump diventa subito virale (e lui lo trasforma in un grande LOL)

In poche ore ci sono stati 74 mila retweet e 92 mila mi piace per un refuso contenuto in un tweet postato a mezzanotte dal presidente americano Donald Trump sul suo profilo ufficiale. Non so cosa ne pensiate voi, ma personalmente la trovo una notizia archetipica che racconta molto bene lo stato in cui versa la politica Usa, la sua comunicazione e, in particolare, gli effetti deleteri della disintermediazione generata dai social.

 

Stiamo ovviamente parlando di “covfefe”, il “tweet criptico e misterioso” inviato nottetempo da Trump e che è diventato in poche ore oggetto di gran discussione in rete – coinvolgendo addirittura i tipi del rigoroso dizionario Merriam-Webster – e trasformato rapidamente in meme, diventando poi trend topic sul social media.

Despite the constant negative press covfefe (Nonostante la costante stampa negativa). L’inizio del messaggio era piuttosto chiaro (covfefe è evidentemente il refuso di coverage “copertura”, con il correttore disattivato), anche perché Trump da novembre a oggi ha già inviato ben nove tweet che iniziavano con la congiunzione e la proposizione concessiva, riferendosi quasi sempre alla stampa e ai media dem che osteggiano l’attività presidenziale.

 

Qualora questo fosse l’intento, poi però non è stato portato a compimento – altro comune denominatore della politica trumpiana. Il tweet evidentemente sarebbe dovuto finire con la supposta prova che Trump stava agendo per il verso giusto, ma poi chissà, l’ora tarda, la stanchezza, la perdita di lucidità o l’effettiva assenza di una reggente positiva, ha generato questo tweet su cui un po’ tutti hanno detto la loro. Dai messaggi ironici giunti dai vari commentatori ( “il primo tweet da ubriaco”, “aveva solo voglia di caffè”) ai mille meme che citano vecchi e nuovi cult movie (da “Lost in Translation” a “Arrival”) e serie tv (il coffee di “Twin Peaks” e “House of Covfefe”, giocando con il titolo della serie con protagonista Frank Underwood che in questi giorni riprende nei network di tutto il mondo). Su Urban Dictionary, il dizionario più autorevole (e cazzaro) della rete, è poi uscito la definizione ufficiale della parola “covfefe”, ovvero “Quando vuoi scrivere ‘coverage’ ma le tue mani sono troppo piccole per premere tutte le lettere nella tua tastiera” (in effetti le lettere si trovano tutte nella parte in alto e a sinistra della classica tastiera qwerty).

Alle 5:48 il tweet viene cancellato e sostituito dopo venti minuti con uno nuovo in cui Trump ci scherza su, cavalcando, a suo vantaggio, anche le prese in giro della rete: “Chi può scoprire il vero significato di ‘covfefe’? Divertitevi”, scrive.
Tutto finisce così in un gigantesco LOL, buono per metterci un like e condividerlo con gli amici, e magari scrivere un articolo come questo, in cui si racconta il fatto, ci si sorprende del cortocircuito mediatico che un tweet riesce a creare, e si ride sui mille spunti creativi e pop generati via social media.

Insomma, siamo partiti da un typo – che nel mondo della comunicazione trumpiana, dove le conferenze stampa sono state sostituite da tweet unilaterali, corrisponde a un rutto durante una dichiarazione ufficiale – e nel giro di poche ore ci siamo trovati di fronte a un simpatico divertissement, dove il Nostro si trasforma in un simpatico burlone che riesce a stemperare e a creare un divertente engagement con il pubblico della rete, facendo passare in secondo piano per una giornata un nuovo attacco verbale alla Germania o l’annuncio del ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima.

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