Foto di Steve Jurvetson via Flickr

Chi è Andrew Ng, il genio che ha portato l'intelligenza artificiale in Cina

Eugenio Cau

Google, Baidu e la non-centralita' della Silicon Valley

Roma. Quando, nel 2015, Google annunciò con grande fanfara la sua ultima scoperta nel campo dell’intelligenza artificiale, Andrew Ng, capo scienziato del motore di ricerca cinese Baidu e uno dei massimi esperti al mondo di intelligenza artificiale, prese Twitter e scrisse: “Siamo contenti che Google abbia seguito l’esempio di Baidu”. La trollata era evidente: bella la vostra scoperta, ma noi, qui in Cina, ci siamo arrivati prima. Andrew Ng ha ripetuto lo scherzetto qualche mese fa, scrivendo di nuovo su Twitter: “Google dice al NYT che Baidu è stato il primo a sviluppare la neural machine translation”. Segue emoticon. Negli ultimi anni, questo atteggiamento di divertita rivalsa asiatica sul gigante americano è diventato tipico di Andrew Ng, quarantenne nato a Londra ma cresciuto tra Hong Kong e Singapore. Ng ha buone ragioni per esaltare la competizione tra Google e Baidu: negli ultimi tre anni, i due giganti tecnologici si sono fatti una guerra scientifica durissima per stabilire chi avesse creato l’intelligenza artificiale più avanzata del mondo, e Ng è stato un elemento fondamentale dall’una e dall’altra parte. Dapprima, a partire dal 2011, ha fondato Google Brain, la divisione di intelligenza artificiale (Ai) della società di Mountain View, portandola ad avanzamenti eccezionali. Poi, nel 2014, con una mossa che ha stupito il mondo tecnologico, Ng ha annunciato il suo passaggio alla cinese Baidu, che al tempo aveva un settore di Ai appena embrionale, si è messo a capo di un team da 1.300 persone con budget quasi illimitato e in pochi anni l’ha trasformato in uno dei primi tre al mondo, in diretta concorrenza con Google. Ieri, infine, Andrew Ng ha annunciato che lascerà anche Baidu per perseguire progetti personali legati all’ambito dell’Ai, e la sua storia parla così di due mondi distanti e in concorrenza tra loro, e del futuro e di una tecnologia, quella dell’intelligenza artificiale, che stupisce e preoccupa al tempo stesso.

 

Le università più avanzate del mondo nell’intelligenza artificiale sono quattro e sono tutte in America: Carnegie Mellon, il Mit, Berkeley e Stanford. Come ha notato l’Huffington Post, in queste quattro università Andrew Ng ha ottenuto rispettivamente la laurea, il master, il dottorato e una cattedra d’insegnamento detenuta per 12 anni (lui ne ha appena 40). Insieme a una manciata scarsa di altri grandi scienziati (tra cui Geoffrey Hinton, Yoshua Bengio e Yann LeCun), Ng è un esperto di valore mondiale nell’ambito del deep learning, quella tecnica che crea delle reti di macchine (migliaia di esse, con milioni di processori) per simulare le reti di neuroni che esistono nel cervello umano, e di creare un’entità capace, per esempio, di individuare specifici oggetti all’interno di una foto o di riconoscere il linguaggio umano meglio di quanto farebbe un essere umano medio. Le reti neurali e il deep learning sono il campo più promettente negli studi sull’intelligenza artificiale, e Ng è diventato in un certo senso il suo evangelista. Ricoprendo posizioni di rilievo prima a Google e poi a Baidu, ha mostrato al mondo che le macchine intelligenti sono più vicine di quanto si pensi, e al tempo stesso ha cercato di dire a tutti che non c’è nulla da temere: al contrario dei catastrofisti come Elon Musk, Andrew Ng è convinto che l’intelligenza artificiale non si ribellerà contro gli esseri umani. Ma la meccanizzazione, di questo Ng è sicuro, provocherà enormi perdite di posti di lavoro, e una delle sue attività in questi ultimi anni è stata quella di convincere i governi ad adottare contromisure prima che sia troppo tardi.

 

Il suo trasferimento in Cina, inoltre, ha avuto il merito di dimostrare la non-centralità della Silicon Valley: l’idea che il futuro sia solo in California è sbagliata, e lui l’ha provato più di una volta: “L’industria tecnologica cinese si sviluppa a una velocità eccezionale. Il fatto sorprendente è davanti ai nostri occhi: parte notevole della tecnologia attuale è sviluppata prima in Cina, e arriva in America solo un anno dopo. Ma la gente è ancora convinta che succeda il contrario”, ha detto in un’intervista.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.