Netflix non dice come va in Italia, ma i competitor fanno il boom

Eugenio Cau
Per sapere come sta andando Netflix in Italia a tre mesi dal suo lancio in grande stile, l’unico numero che conta è 4,04. milioni. Sono i nuovi abbonati che la società di streaming americana ha aggiunto sul mercato internazionale negli ultimi tre mesi del 2015.

Roma. Per sapere come sta andando Netflix in Italia a tre mesi dal suo lancio in grande stile, l’unico numero che conta è 4,04. milioni. Sono i nuovi abbonati che la società di streaming americana ha aggiunto sul mercato internazionale negli ultimi tre mesi del 2015. Il dato è stato annunciato dal ceo Reed Hastings martedì sera durante la presentazione a Wall Street dell’ultima trimestrale dell’anno, e ha superato di molto le attese degli analisti (il dato americano invece è stato più debole del previsto). Tra questi 4 milioni ci sono tutti gli abbonati in Italia, ma anche quelli di Spagna e Portogallo: sono questi i tre paesi in cui Netflix ha esordito a ottobre (senza contare l’approdo di settembre in Giappone), e da cui presumibilmente viene il grosso della crescita internazionale. Ma più di così la società non si sbottona. Netflix ha una policy strettissima e guardinga sui suoi numeri, e non fornisce dati scomposti o appigli per indagini più approfondite. Il numero dei nuovi abbonamenti in Italia è segreto, compattato in quello più ampio ed eccellente del mercato internazionale. E dunque alla domanda: come va Netflix in Italia?, tutto quello che si può fare è aggrapparsi alle parole di Joris Evers, vicepresidente della società e capo della comunicazione per l’Europa, l’Africa e il medio oriente, che attraverso un portavoce fa sapere al Foglio che “a distanza di 3 mesi dal lancio del servizio in Italia, siamo davvero molto felici dei risultati che abbiamo raggiunto”.

 

Per misurare l’impatto di Netflix, dunque, bisogna rivolgersi altrove. Il dato aneddotico è che Netflix in Italia sia meno presente nel dibattito pubblico e sui media di quanto non lo sia in America. Se al di là dell’Atlantico è un disruptor vorace che minaccia i grandi network e a Wall Street è stato il miglior performer del listino tecnologico Nasdaq nel 2015, in Italia è un player tra molti in un mercato ancora considerato di nicchia e non pericoloso per la tv tradizionale. E mentre la società americana non svela i suoi numeri, i concorrenti locali si mostrano tutt’altro che intimoriti dalla rivoluzione e anzi, giudicano l’impatto del temuto disruptor quasi come un toccasana. “Siamo contenti di avere compagnia”, dice al Foglio Chiara Tosato, responsabile di Infinity, il servizio on demand lanciato nel 2013 da Mediaset che per caratteristiche si configura come un competitor diretto di Netflix. “Per noi l’arrivo di Netflix è stato positivo, ci ha aiutato a far conoscere al grande pubblico questo mercato e ci ha aiutato a combattere la pirateria. La nostra offerta di contenuti è complementare rispetto a quella di Netflix, non c’è rivalità”. “Netflix non impensierisce i player tradizionali”, continua Tosato, e nemmeno la concorrenza diretta: “Dal lancio di Netflix in poi noi abbiamo visto risultati molto soddisfacenti per Infinity, oltre le aspettative, sia in termini di volumi di utenza sia di abbonamenti”.

 

[**Video_box_2**]Sky Italia, altro concorrente di peso, ufficialmente non si esprime sul tema e si rifà alle parole dell’ad Andrea Zappia in occasione del lancio di Netflix (parole dure: “E’ un po’ vecchiottino in Italia”; “di certo non è una rivoluzione, né ci preoccupa”), ma dall’interno dell’azienda fanno notare che gli utenti di Sky online, il servizio in diretta concorrenza, sono cresciuti di molto – a partire da maggio 2015: questa data coincide con il lancio di Tv Box, prodotto che integra tv e digitale, ma si sovrappone in gran parte al periodo di attività di Netflix. Insomma, Netflix ha consentito il boom della concorrenza, o quasi, e per ora la sua rivoluzione in Italia è stata quella di puntare un faro su un mercato ancora tutto da sviluppare. Ma quindi come va Netflix in Italia? “Di sicuro c’è stato apprezzamento, ma leggo sui media che c’è stata una certa delusione sul fronte dei contenuti”, conclude Tosato. “Il pubblico italiano si aspettava più cinema, ha un’affinità piuttosto bassa con Netflix”. Sta alla compagnia americana dimostrare il contrario.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.