“Karl Marx è tornato”, parla argentino per una serie tv di successo

Eugenio Cau
Da Varoufakis a You Tube, il ritorno del comunismo super pop. La serie tv si chiama “Marx ha vuelto” (“Marx è tornato”), ed è liberamente ispirata al “Manifesto del Partito comunista”. E nonostante i presupposti apparentemente insostenibili, “Marx ha vuelto” è una perfetta serie web

Roma. Dice che Carlo Marx è tornato. Che la lotta di classe è più viva che mai, che l’autore del “Capitale” si è reincarnato nel giubbotto di pelle di Yanis Varoufakis o nella camicia aperta sul petto di Thomas Piketty, che omaggia il filosofo tedesco sia nel titolo sia nella dimensione dei rispettivi tomi. Jeremy Corbyn, il nuovo leader del Labour che fu di Blair, è uno che per stile e iconografia starebbe bene in un poster di propaganda sovietica (ce l’ha messo l’Economist, nella sua copertina di qualche settimana fa). In Ucraina, ha scritto lunedì il Guardian, nell’oriente controllato dai filorussi tornano i manifesti di Stalin. C’è chi dice con qualche ragione che anche Papa Francesco è comunista, e dalla sua terra, l’Argentina, la dottrina marxista arriva in una versione pop e molto appetibile, sotto forma di serie tv via web, che è stata trasmessa per la prima volta su YouTube l’anno scorso ma ha iniziato a girare per qualche festival cinematografico quest’anno. La serie tv si chiama “Marx ha vuelto” (“Marx è tornato”, ovviamente), ed è liberamente ispirata al “Manifesto del Partito comunista”. E nonostante i presupposti apparentemente insostenibili, “Marx ha vuelto” è una perfetta serie web, con regia vivace, recitazione accettabile, buona musica, scrittura concisa e un montaggio ritmato: tutto quello che serve per attirare il pubblico digitale (che a giudicare dal contatore di visualizzazioni è arrivato a centinaia di migliaia, non male per una serie di video su Carlo Marx).

 

La serie ha due protagonisti. Il primo è un ragazzo non più giovane che vive con la mamma e fa l’operaio, e che insieme ad altri ragazzi non più giovani riscopre Marx lottando per i suoi diritti contro il padrone neoliberista della fabbrica (che in quanto tale vuole tagliare i loro benefit e magari licenziarli). Il secondo è Marx stesso, barbuto e con cravattino, che dai fumi di una cerveceria argentina declama parti del suo Manifesto. Fanno da intermezzo le immagini ovvie della crisi finanziaria europea, un capitalista con sigaro che dovrebbe esprimere le opinioni dei padroni, immagini di ricchezza sfacciata contrapposte a clip di bambini africani sempre utili a suscitare invidia sociale.

 

Internet ci ha insegnato che per ogni fenomeno arriva il momento della riscoperta, ma la verità è che in America latina Marx non è mai passato di moda. Nell’Argentina colpita dalla crisi inflazionaria del 2001, inoltre, i movimenti di estrema sinistra hanno vissuto una rinascita. “Marx ha vuelto” ha il fascino di tutti i revival: ispira nostalgia in chi ci credeva. Ma allo stesso tempo usa gli stessi linguaggi e mezzi delle boyband, ed è qui che sta l’astuzia del ritorno del pensiero di estrema sinistra nel dibattito pubblico, che da molte parti si traduce nel ritorno del populismo: Marx si è scrollato la polvere di dosso, si reincarna in un economista alla moda o è uno “youtuber” da centinaia di migliaia di visualizzazioni. Come avrebbe detto lui stesso, è cambiata la sovrastruttura. (ec)

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.