Vedi la pubblicità, e compri con un “tap”. Così PowaTag accorcia il tempo tra desiderio e realtà

Elena Bonanni

    Mandi un messaggio su Whatsup, posti una foto su Facebook e, perché no, ti compri la macchinetta per il caffè appena pubblicizzata alla tv o sul quotidiano che stai sfogliando mentre fai colazione. Tutto tramite qualche “tap” sul tuo smartphone. Una start up londinese ha inventato una applicazione, PowaTag, che è in grado di interagire in tempo reale con le pubblicità televisive, radiofoniche o sulla carta stampata e comprare direttamente l’oggetto pubblicizzato. Ma il meccanismo, che fa leva sull’utilizzo di diverse tecnologie (Qr code, audio Tag, bacon Bluetooth e social media), è spendibile anche nella realtà di tutti i giorni. In altre parole, potremmo pensare di comprare le scarpe da tennis indossate dal nostro collega di scrivania semplicemente fotografandole con il nostro smartphone e dando due colpetti sul telefonino. “Swipe, tap tap”, spiega al Foglio il fondatore e amministratore delegato Dan Wagner a un tavolino della terrazza sul lago di Villa d’Este durante il recente workshop Ambrosetti. “L’idea – continua Wagner – nasce dall’intento di risolvere il problema dell’abbandono da parte del consumatore del processo di acquisto online che richiede circa 5-10 minuti. E poi si è evoluta anche nel mondo reale”. Con il sistema PowaTag il processo si riduce a 2-3 secondi: muovere lo smartphone, battere e battere, “swipe, tap tap”, appunto. Un’intuizione che ha permesso a Wagner, che arriva dal mondo dell’innovazione e dell’ecommerce, di raccogliere in pochi anni finanziamenti per più di 150milioni di dollari da uno dei principali fondi di investimento internazionali e ottenere un endorsement dallo stesso premier David Cameron. Oggi la sua società Powa Technologies è valutata 2,34 miliardi di euro (1,78 miliardi di dollari) con 20 milioni di consumatori potenziali in tutto il mondo che potrebbero salire a 100 milioni alla fine del 2016.

     

    Così si misura la resa degli spot

     

    Nata nell’ecommerce, PowaTag potrebbe avere ripercussioni anche sull’industria dei media tradizionali. “Più che la vendita di giornali, l’impatto sui media riguarda tutto il tema della pubblicità”, spiega Wagner sollecitato dal Foglio durante il workshop Ambrosetti. “La pubblicità sul web è efficace e misurabile, quella sulla stampa e la tv no – dice – Nessuno sa quanti alla fine comprano. PowaTag permette di acquistare il prodotto da uno spot o una pubblicità stampata e di raccogliere informazioni su chi compra. Trasformiamo la pubblicità stampata e televisiva in qualcosa di misurabile”. Una manna per i signori del marketing che devono “quantificare” i risultati di un dispendioso investimento pubblicitario in numeri, dati e gusti dei consumatori, e che su internet avevano trovato un’autostrada potentissima per farlo. D’altra parte in molti ritengono che i giornali dureranno finché tutta la pubblicità non migrerà sul web, che ha accelerato la crisi dell’industria. Ma ora anche un media tradizionale potrebbe essere in grado di offrire ai propri inserzionisti una migliore comprensione sull’impatto della pubblicità, una istantanea dei consumatori e la possibilità di sviluppare campagne ad hoc, tornando a essere più appetibile. In Italia si è per esempio già mossa Rai Pubblicità, che lo scorso maggio ha siglato una partnership con Powa Technologies. “La Rai è venuta da noi di sua iniziativa e stiamo portando avanti discussioni con diverse aziende che fanno pubblicità sulla loro piattaforma, mentre non abbiamo avuto ancora contatti con le altre media company italiane”, ha detto Wagner sottolineando che “ci vuole tempo perché i consumatori cambino comportamento”, ma che “la rivoluzione è iniziata”. Un processo che in Italia, popolo di smartphone dipendenti, potrebbe essere persino più vigoroso che altrove. “L’Italia – conclude Wagner – sta dando più soddisfazioni che lo stesso Regno Unito perché, sebbene fosse più indietro con l’e-commerce, sta invece facendo un salto con il mobile commerce”.