La disintermediazione non esiste, ecco perché c'è tutta quella corsa ai nuovi intermediari

Stefano Epifani

    Talvolta con la scusa della semplificazione, talaltra con l’intento di cavalcare l’onda di una moda, si prende un concetto e lo si ripete all’infinito. Con alcuni temi che ruotano attorno ad Internet è una cosa che succede assai spesso. E’ il caso, ad esempio, della disintermediazione. Un concetto affascinante, certo. Fa immaginare una rete grazie alla quale “dal produttore al consumatore” non sia più l’astrazione di uno spot ma qualcosa in grado di ridisegnare l’economia. Magari un’economia in cui le multinazionali brutte e cattive abbiano filo da torcere: una wikieconomia della felicità, insomma. E quando un concetto è così affascinante vale la pena cavalcarlo. Anche se – per dirla tutta – non c’entra molto con la realtà, ma funziona bene per vendere libri e partecipare a convegni.

     

    Esistono, è indubbio, attori che hanno fatto della disintermediazione una strategia vincente. Basti pensare a Ryanair, che grazie ad internet ha aperto il mercato delle low-cost. Ma sono eccezioni. La regola, se di regole si può parlare, è ben diversa.
    L’esperienza di questi anni, infatti, insegna che in un contesto in cui la quantità di informazione disponibile aumenta a dismisura e con essa aumentano le possibità degli utenti, emergono nuovi attori. Attori il cui ruolo è quello di fare da intermediari tra l’utente e l’informazione, o tra l’utente ed un determinato tipo di servizio, sia esso la prenotazione di un albergo o la scelta di un libro. Veri e propri “infomediari” insomma: costruttori di senso che interpretano la complessità del reale e la semplificano. O che, più prosaicamente, ci aiutano a prendere delle decisioni. L’algoritmo con il quale Google decide in che ordine mettere i risultati di una ricerca, in ultima analisi, definisce cosa vedremo. TripAdvisor e Booking lo fanno per ristoranti ed alberghi, Amazon per i prodotti che vende, e così via. In alcuni casi gli infomediari valorizzano l’opinione degli utenti (grazie alle recensioni, ai like, alle condivisioni), in altri si basano solo su algoritmi. In ogni caso collegano l’utente con il servizio di cui ha bisogno. O almeno ci provano.

     

    Amazon, Apple, Uber, Google, Facebook, AirBnB: sono sono alcuni dei nuovi intermediari. Che siano nuovi padroni dell’informazione o moderni Virgilio (quello di Dante), detengono un potere enorme. Economico, ma non solo. E’ ovvio quindi che siano molte le startup che provano ad acquisire questo ruolo. E lo fanno nei settori più disparati.

     

    Molte si buttano nel turismo, magari scegliendo una nicchia specifica. E’ il caso di Sailsquare, la startup di Riccardo Boatti e Simone Marini che si propone di diventare il punto di riferimento internazionale per chiunque voglia organizzare una vacanza in barca: che la barca la si voglia mettere a disposizione o che si voglia provare per la prima volta l’ebrezza della vela, Sailsquare consente di far incontrare la domanda con l’offerta. Dalla scelta della meta a quella dell’equipaggio con il quale viaggiare, tutto può essere definito on-line e con pochi click. Una specie di BlaBlaCar marino, insomma.

     

    Altri invece, intermediando la domanda con l’offerta, riescono a creare valore da mercati apparentemente lontani anni luce dal digitale. E’ il caso dei vecchi ma mai tramontati volantini. Si, proprio quelli del supermarket sotto casa, che si trovano nella cassetta della posta e sono insostituibili per impacchettare le uova e accendere il fuoco del camino. DoveConviene li raccoglie, digitalizza, georeferenzia e rende disponibili on-line. L’utente può così sapere quali sono le offerte più convenienti nella sua zona. Nata nel 2010, oggi DoveConviene ha oltre otto milioni di utenti ed ha ricevuto più di 12 milioni di euro di finanziamenti per completare la sua espansione internazionale.

     

    Più informazione vuol dire nuove esigenze

     

    Ma c’è anche chi si muove nel Business to Business. Trakti è un’azienda trentina, fondata da Luigi Telesca, che fornisce un servizio che consente di gestire processi negoziali di qualsiasi tipo: volete organizzare un’asta al ribasso per acquistare un prodotto? Avete bisogno di confrontare le offerte di più fornitori per una gara? Dovete inviare una richiesta di offerta a tutti i vostri fornitori e gestire in maniera strutturata il processo di controllo, scelta e successivo acquisto? Trakti si occupa di tutto questo. E lo fa senza che l’utente debba acquisire o configurare i complessi sistemi di gestione normalmente necessari per gestire questo tipo di servizi. Aziende come Trakti dimostrano che la nascita di nuovi intermediari talvolta rende accessibili a tutti servizi altrimenti riservati soltanto a pochi.

     

    La rete crea nuove esigenze che nascono dalla sempre maggiore disponibilità di informazione. La nascita di nuovi intermediari rimodella profondamente le logiche del business e le catene del valore. Essere presenti in tali catene del valore è imprescindibile per intercettarlo: come aziende e come nazione.