E-health e wellness, anche in Italia piccole aziende che vogliono migliorare la vita attiva

Stefano Epifani

    Se la si vede in positivo si può pensare al wellness. Quello Star Bene che solo in Italia tra palestre, centri estetici e centri benessere dà lavoro ad oltre 70.000 persone e sviluppa un giro d’affari di 25 miliardi di euro. E’ quel fenomeno per cui anche il più serio dei professionisti non vede l’ora di condividere su Facebook tempi più o meno lusinghieri di più o meno lunghe corse mattutine. Oppure smania per postare su Instagram le foto di cibo spesso totalmente insapore, ma molto costoso e molto salutare. Perché il wellness è un fenomeno social.

     

    Se la si vede in negativo si può pensare all’e-health. Il termine è molto meno à la page, certo, e se condividere con Runkeeper i propri tempi è trendy, diffondere a mezzo Facebook i risultati dell’esame della prostata non è proprio elegante (per la cronaca: Runkeeper dal 2009 ha ottenuto finanziamenti per oltre 12 milioni di dollari). Tuttavia se si considera che da qui al 2050 oltre un terzo degli italiani avrà più di 60 anni e si pensa al costo delle attività di assistenza sanitaria agli anziani (anche se ormai – come diceva Fantozzi, si è vecchi verso la quarta, quinta età), non è difficile trarre conclusioni: ricorrere a soluzioni technology based per la gestione dei processi connessi alla sanità non sarà un’opportunità, ma una vera strategia di sopravvivenza per evitare il collasso economico. E non si deve pensare soltanto alla famigerata cartella clinica elettronica, di cui nel nostro paese si parla (e si parla soltanto) da quando Bill Gates portava i calzoni corti. Telemedicina, telediagnostica, teleconsulto e quant’altro dovranno uscire da una puntata di Quark ed entrare seriamente negli ospedali e nel nostro sistema sanitario.

     

    Indipendentemente da come la si veda, tanto dal lato del wellness che da quello dell’e-health, i temi della salute e del benessere sono centrali e attorno a essi ruotano interessi economici enormi. Non a caso le maggiori aziende high-tech al mondo stanno affrontando ingenti investimenti in questa direzione. Google, per esempio, è uno dei maggiori investitori nella ricerca sulla genetica, e Apple non fa mistero del fatto che il suo Apple Watch veda nel wellness uno degli ambiti più interessanti di sviluppo.

     

    L’information technology sta entrando in forze in questo settore e, come è successo in altri ambiti, ne ridisegnerà i contorni. Investirvi oggi vuol dire scommettere su una delle industry che nei prossimi anni cambierà profondamente il nostro ecosistema sociale. Soltanto negli Stati Uniti lo scorso anno sono stati investiti in startup digitali connesse a questi ambiti quasi due miliardi e mezzo di dollari.

     

    E in Italia? Siamo ben lontani da queste cifre, ovviamente, ma l’attenzione è alta. Proprio in questi giorni scade la seconda call del Wellness Accelerator Program promosso da TechnoGym, (ex) start up di successo e oggi leader di mercato nel settore degli attrezzi per lo sport e il tempo libero, che finanzia con quasi mezzo milione di euro il processo di accelerazione per cinque startup.

     

    Nel nostro paese non mancano le esperienze interessanti. Si va da aziende come Memio, che risolve piccoli problemi che potrebbero avere grandi conseguenze, a realtà come Horus, che si propone di rendere ascoltabile il mondo a chi non può vederlo. Memio è un portapillole intelligente che interagisce con un’app e un bracciale elettronico. Il bracciale, seguendo le impostazioni della app, vibra quando è ora di prendere il medicinale che viene dosato automaticamente dal portapillole. In questo modo l’utente non può scordare di prendere le proprie medicine, né sbagliarne il dosaggio. Horus, invece, è un dispositivo che, grazie a una telecamera integrata montata sulla testa dell’utente, interpreta l’ambiente circostante e lo descrive attraverso un sistema basato sulla conduzione ossea (ciò evita che la persona debba indossare un auricolare). Semafori, alberi, volti di persone: tutto potrà essere descritto da Horus che, secondo Saverio Murgia, fondatore della start up, dovrebbe essere disponibile entro il prossimo anno.

     

    Wellness e social network
    E sempre sulla testa è montato il dispositivo ideato da XMetrics. Solo che invece di leggere l’ambiente circostante, sulla scia di RunKeeper, è pensato per comunicare in tempo reale le performance dei nuotatori. Velocità, numero di vasche, tempi: tutte informazioni che vengono comunicate al nuotatore, al suo allenatore e – volendo – ai propri amici perché, come abbiamo detto, il wellness è un fenomeno social. Talvolta anche troppo.